Sono migliaia i sikh provenienti da tutta Italia, in particolar modo dalla provincia di Latina, che vi hanno preso parte.
La comunità indiana sikh della regione nord occidentale del Punjab è attualmente la più numerosa delle comunità provenienti dal Subcontinente. Secondo i dati statistici ufficiali circa 85 mila sarebbero residenti nel nostro Paese. Di gran lunga il numero può superare queste cifre per quanto riguarda gruppi di lavoratori non censiti per problemi di documenti e permessi di soggiorno scaduti.
L’Agro Pontino, nella provincia di Latina, risulta essere la destinazione migratoria di molti sikh che scelgono l’Italia come Paese d’approdo. La più grande comunità e anche quella maggiormente integrata nel tessuto sociale italiano è quella dell’Emilia Romagna, dove si sta affermando una grande presenza di seconde generazioni. Grazie propria alla presenza dei cittadini indiani sikh il settore dell’agricoltura e della pastorizia risulta notevolmente incrementato, grazie alle capacità lavorative di questa comunità particolarmente esperta nel settore.
Fino a pochi anni fa queste persone, sebbene fossero residenti da diversi anni, erano quasi del tutto invisibili e considerate come “forza lavoro”. Attualmente la situazione non risulta completamente diversa, ma i più giovani hanno potuto imparare l’italiano, frequentare le scuole italiane e piano piano far sentire la propria voce.
Questa non è più una comunità di semplici lavoratori agricoli, bensì un vero e proprio capitale culturale che ogni giorno vive i territori laziali.
I sikh sono una comunità unita e rispettosa del prossimo, ma anche orgogliosa delle proprie tradizioni culturali e religiose che porta con sé nel Paese ospitante. E’ così da diversi anni, in particolar modo a Sabaudia, si celebra da circa 12 anni la festa religiosa sikh con un corteo religioso per le strade della città. Questa è un’occasione per tutta la comunità per farsi conoscere, ma anche per incontrarsi con altri connazionali da varie parti di Italia, sebbene negli ultimi anni queste feste religiose vengano svolte in tutta la penisola in diversi momenti dell’anno.
Domenica 29 giugno il gurudwara di Sabaudia è popolato da circa 10 mila sikh. Uomini, donne e bambini sono uniti nel nome della fede. Ad accogliere il fedele o il visitatore è un grande tendone che ospita centinaia e centinaia di persona per il pasto comunitario, proprio accanto al gurudwara.
Uomini e bambini che indossano turbanti dai colori più diversificati, donne dai vestiti e veli più variegati. Una bellissima atmosfera, ma soprattutto una grande accoglienza anche a coloro che non sono di quella fede, come cristiani, musulmani, hindu, o semplicemente “curiosi”.
Il loro è un messaggio di pace nei confronti del prossimo.
Un momento molto importante dal punto di vista religioso, ma anche sociale. La comunità lavora nei campi da circa 20 anni, ma senza avere la possibilità di far valere i propri diritti. Infatti problemi linguistici spesso non permettono di capire quali siano le leggi in vigore, i propri diritti e doveri, e si prosegue a “sopravvivere” in una sorta di limbo. Le nuove generazioni o i ragazzi venuti qui da molto piccoli si accorgono quanto sia difficile vivere quando non si conosce la lingua italiana e sono i mediatori delle prima generazioni venute in Italia.
Tantissimi sono i lavoratori in nero, con un salario ai limiti della sopravvivenza. Da alcuni racconti si parla di 13 o 14 ore di lavoro al giorno per 4 o 5 euro all’ora.
La violazione dei diritti umani in queste terre è proprio l’argomento sul quale si basa l’attivismo di diverse istituzioni, primo tra tutti l’On. Khalid che da qualche mese, dopo la notizia di Emergency sullo sfruttamento dei lavoratori agricoli e sulla somministrazione di droghe a quest’ultimi, ha incontrato personalmente alcune loro rappresentanze.
Domenica infatti è stato anche un modo che la comunità sikh ha avuto per incontrare le autorità e le istituzioni che hanno lo scopo di salvaguardare i diritti del lavoratore straniero in Italia e in particolare nel Lazio.
Una piccola conferenza, nei locali dell’ex ufficio postale, Palazzo Mazzoni, ha visto partecipi autorità civili e religiose nazionali e locali per un fruttuoso e reciproco dialogo e scambio reciproco, tra questi Dhillon Karamjit Singh, il presidente del gurudwara di Sabaudia, gli On. Sesa Amici, Khalid Chaouki e Enrico Forte; Mr. Verma, il delegato alla cultura dell’Ambasciata indiana a Roma, Dott. Paolo Pascussi, collaboratore dell’On. Mattielo; il segretario della FLAI-CGIL, Giovanni Gioia; Simone Andreotti e Marco Omizzolo dell’associazione In Migrazione; il sindaco di Sabaudia, oltre alla presenza di alcuni imprenditori locali.
Si deve camminare insieme per un futuro di integrazione tra la comunità della città e quella indiana per poter crescere culturalmente e far valere i diritti umani al di là della religione o della provenienza.
Dopo il corteo, la giornata si è conclusa all’aperto con un discorso delle autorità tradotto in lingua punjabi alla comunità, preceduto da esibizioni di Gatka, l’arte marziale tipica con le spade e altre armi, che ricorda il passato e l’identità guerriera sikh.
L’incontro istituzionale e il momento di festa si è concluso, ma questo cammino di sensibilizzazione e integrazione in un dialogo di arricchimento reciproco per un futuro diverso inizia solo adesso.
di Katiuscia Carnà