Ha visto la partecipazione di importanti esponenti italiani, inglesi e americani l’incontro organizzato dal Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale del Policlinico Universitario di Tor Vergata, professor Achille Lucio Gaspari, e dal Prof. Pierpaolo Sileri, promotore del Congresso dal titolo “Nuovi trend in chirurgia colo-rettale”.
Pur essendo una malattia molto diffusa soprattutto negli adulti e anziani, il cancro al colon consente spesso una diagnosi precoce e una prevenzione. Se infatti si riesce a individuare la presenza di polipi nel colon, basta un semplice intervento endoscopico per toglierli, impedendo così la trasformazione in cancro.
L’incidenza del carcinoma colorettale in Italia è di circa 50 nuovi casi l’ anno ogni 100mila abitanti; i tassi più elevati si registrano nell’Italia centro settentrionale con una maggior prevalenza per i tumori del retto negli uomini.
La maggioranza dei pazienti se ne accorge quando la malattia è in uno stadio intermedio, solo pochi se ne accorgono prima. Oggi grazie a un intenso programma di screening e diagnosi precoce solo un terzo dei pazienti si accorge della malattia in uno stadio più grave.
«Fortunatamente aumenta anche il numero di coloro che si sono lasciati il cancro alle spalle – sottolinea il Prof. Sileri – nel nostro Paese quasi 3 milioni di persone vivono con una precedente diagnosi di tumore e nel 2020 saranno circa 4 milioni 500 mila. Dati di estrema importanza per guidare le scelte di sanità pubblica, sia a livello nazionale sia regionale, per valutare l’impatto delle attività di prevenzione, di diagnosi precoce, di gestione delle complicanze e delle recidive, con l’obiettivo di strutturare al meglio l’offerta dei servizi. La sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore rappresenta uno dei principali indicatori che permette di valutare l’efficacia del sistema sanitario nei confronti della patologia tumorale».
A partire dagli anni ’70 è cambiato l’approccio alle malattie del colon già con l’introduzione della colonoscopia, per poi progredire con l’utilizzo delle suturatrici meccaniche negli anni ‘80, proseguire con la laparoscopia, fino alla robotica ai giorni nostri: questa è l’evoluzione continua della chirurgia mininvasiva, quella che riduce i tagli al minimo indispensabile.
Questo tipo di chirurgia ha ridotto notevolmente il numero delle complicanze legate all’intervento e al tempo stesso ha ridotto la mortalità, anche nei pazienti anziani e fragili.
«In Italia l’oncologia è promettente e limitata allo stesso tempo – ha detto il Prof. Achille Lucio Gaspari, Ordinario all’Università di Tor Vergata di Roma, nonché Presidente Società Italiana di Chirurgia Oncologica – Da un punto di vista culturale e tecnico, infatti, siamo nelle condizioni di confrontarci con le nazioni più avanzate al mondo. Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, invece, tutto è lasciato alla volontà delle singole regioni di creare reti oncologiche e di stabilirne i criteri. Noi riteniamo che lo Stato e il Ministero della Salute debbano garantire, tramite direttive, uniformità e disciplina per tutti i centri di eccellenza. Non deve essere il cittadino a impazzire nella ricerca di informazioni e soluzioni, ma spetta allo Stato creare un sistema di prevenzione e informazione corretta, tale da garantire una soluzione definitiva e senza controindicazioni».
Daniela Gabriele