Estreusa/Mda Produzioni
ARGONAUTI
Giasone e Medea
TEATRO DANZA
Da Apollonio Rodio, Franz Grillparzer, Euripide
Drammaturgia Maurizio Donadoni
Regia e coreografia Aurelio Gatti
Con Carlotta Bruni, Benedetta Capanna,
Stefano Fardelli,Rosa Merlino,
Gipeto e Cinzia Maccagnano
Ore 21.00
TEATRO ROMANO DI OSTIA ANTICA
Via dei Romagnoli, 717 (scavi archeologici Ostia Antica) Roma
Un viaggio di sola andata per danza‚ teatro e musica
La nave salpa‚ salutata da un’immensa folla. Mentre si allontana dalla spiaggia Orfeo leva in alto il suo canto‚ accompagnando il ritmo dei remi che tagliano le onde azzurre del mare. E quando la polvere e il fumo cominciano a diradarsi‚ scarmigliato e lucido di sudore, appare Giasone. Guida con fermezza le belve che trascinano l’aratro d’acciaio. Gli animali arano la terra‚ mentre l’eroe sparge nei solchi i denti di drago che Eeta gli aveva consegnato. Col sorgere della luna‚ nel campo arato‚ si delineano delle forme che diventano sempre più grandi e più chiare: un esercito immane di guerrieri che viene fuori dal terreno. Giasone‚ seguendo ancora una volta il consiglio di Medea‚ scaglia nel mezzo di questi strani e misteriosi esseri un grosso sasso. Quando finalmente la nave Argo approda sulle coste elleniche, gli Argonauti si rendono conto che al termine di quell’avventura non portano con se solo il prezioso e magico Vello d’oro‚ ma ognuno ha acquisito doni ben più grandi: la coscienza dell’essere e la conoscenza dell’ignoto. Le avventure e le continue peripezie li hanno forzatamente coinvolti in situazioni imprevedibili‚ proiettandoli in mondi sconosciuti e a contatto con civiltà ignote‚ dai costumi e dalle idee spesso diverse‚ se non addirittura opposte alle loro. Ed è qui‚ che accettare di mettere in campo le proprie certezze e confrontarle in quelle di altri uomini fu senz’altro la vera‚ straordinaria dimostrazione di spregiudicata intelligenza degli Argonauti, e lo è ancora oggi per tutti gli altri navigatori che decidono di uscire dalla rotta stabilita dalla convenienza e dalle consuetudini per rischiare di sballare, buttare a mare le proprie convinzioni ormai ben ancorate nel calmo golfo dell’inamovibile buonsenso.
Permanente è la vicenda di Medea, sacerdotessa di Ecate, che innamoratasi follemente di Giasone tradisce il suo popolo, aiuta l’amato a rubare il sacro Vello d’oro e fugge con lui per poi essere, dopo alcuni anni, ripudiata a sua volta per un’altra donna (Glauce, figlia del re di Corinto).
Una lettura che trascende il piano individuale per porsi invece come rappresentazione simbolica dell’incontro-scontro tra due culture diverse: da una parte il mondo arcaico, irrazionale e magico di Medea; dall’altra il mondo moderno, razionale e laico di Giasone. Dall’incontro di questi due mondi, agli antipodi fra loro, non può che nascere lo scontro. E si tratterà, nella fattispecie, di un conflitto insanabile, lontano da qualunque possibilità di sintesi.
Il viaggio onirico‚visionario‚ tramite il quale ognuno raggiungerà il fondo della propria anima‚ è quel luogo remoto e inviolato dove appare la luce della coscienza.
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