Nei pressi della 52 West Eighth Street, al Greenwich Village di New York, in una zona piena di negozi di dischi, presero forma 44 anni fa gli Electric Lady Sudios, studi di registrazione molto inusuali e all’avanguardia per l’epoca. Il progetto era nato nella mente di Jimi Hendrix, il chitarrista più geniale e innovativo di tutti i tempi, già un paio di anni prima ma vide la luce solo nell’agosto del 1970. Gli studi erano una tana psichedelica con pareti curve, luci multicolori e murales che spaziavano tra fantascienza ed erotismo, per aiutare il flusso creativo.
Eddie Kramer, l’ingegnere del suono preferito da Hendrix, ha ricordato così l’esperienza degli Electric Lady Studios: «In una parola: atmosfera.» ha detto, seduto in un piccolo salotto dalla cabina di controllo di una delle tre sale di registrazione degli studi. «Abbiamo voluto creare un ambiente in cui Jimi potesse sentirsi veramente felice e sentire di poter creare qualsiasi cosa. È stato questo bellissimo posto, simile al grembo materno», ha aggiunto, «in cui si poteva sentire completamente rilassato e creare la musica che voleva».
L’innovazione che vantavano gli Electric Lady Studios, oltre che per la presenza di Hendrix e l’altissimo livello dei tecnici coinvolti nel progetto, era data dalla possibilità – cosa eccezionale per l’epoca – di poter registrare su 36 tracce.
La cosa ben presto divenne molto richiesta; artisti del calibro di Rolling Stones, Stevie Wonder, AC/DC, Led Zeppelin e The Clash, solo per citarne alcuni, registrarono in quegli studi.
L’inaugurazione del 26 agosto 1970 venne celebrata con una strepitosa quanto improvvisata jam-session, da cui prese forma quello che sarebbe stato l’ultimo brano registrato da Hendrix, Belly Button Window. Purtroppo Hendrix, scomparso prematuramente il 18 settembre 1970 all’eta di 27 anni, non potè vedere che i suoi Electric Lady ben presto diventarono una sorta di Mecca per gran parte dei musicisti dell’epoca, riuscì a trascorrere poco meno di quattro settimane negli Studios, nelle quali Jimi produsse i suoi ultimi lavori.
Un segno ulteriore della creatività, genialità e avanguardia di uno dei chitarristi più geniali di tutti i tempi, costante fonte di ispirazione per tutte le generazioni di chitarristi che si sono susseguite fino ai giorni nostri.
Grazie Jimi, Rest in Rock…
ALEX PIERRO