Quali furono le reali motivazioni che spinsero la band più famosa del mondo all’epoca – e forse di tutti i tempi – a decidere di interrompere per sempre le apparizioni in pubblico, non è mai stato chiarito.
Ma se per i milioni di fan sparsi in tutto il pianeta forse può essere stato un fulmine a ciel sereno, sicuramente non lo è stato per i quattro componenti del gruppo.
Le motivazioni ufficiali parlavano di condizioni inadeguate degli impianti audio dell’epoca che spesso finivano per essere sovrastati dalle urla deliranti delle ragazzine che, puntualmente, si dimenavano sotto al palco.
O ancora di condizioni e ritmi serrati ed estenuanti, dei continui spostamenti (si erano esibiti in dieci stadi di fila prima di avere un giorno libero): la pressione della fama e la fatica dei continui tour erano diventate insopportabili.
Fatto sta che, dopo circa 1400 date, erano stanchissimi fisicamente e psicologicamente e avevano deciso di dire basta, di non fare più tour.
Paul McCartney ricorda: «Alla fine di quello strano tour tutto cominciò a diventare meno piacevole. C’erano tutte quelle altre cose con cui fare i conti e in più le urla del pubblico che non stava a guardare gli accordi o l’abilità che mettevi in mostra. Cominciammo a perdere la voglia di esibirci dal vivo e tutti noi eravamo di cattivo umore. Io tenevo duro pensando: No, no, no. Non puoi farlo, capisci? Dovresti farlo e cercare di sopportare. Ma alla fine c’è stato un orribile concerto a St.Louis il 21 agosto 1966: pioveva e avevamo un paio di pezzi di metallo ondulato sopra di noi. C’era il pericolo che il palco saltasse con l’acqua che entrava negli amplificatori e allora pensammo: Oddio, ma chi ce lo fa fare? Quel tour era diventato spiritualmente vuoto e noi suonavamo come svuotati e in quell’occasione sbuffai, bestemmiai un pò e dissi: Ok, cazzo, sono d’accordo con voi. Cazzo, anch’io ne ho fin qui!. E i ragazzi dissero: Beh, te lo stiamo dicendo da settimane amico! E alla fine ebbero anche il mio voto».
Quindi la situazione raccontata dalle stesse parole di McCartney era questa.
E nei ricordi di Ringo Starr riaffiorano altri particolari: «Ne avevamo discusso al Candlestick Park, sembrava che quella sarebbe potuta essere l’ultima volta, ma non ne sono stato sicuro al cento per cento finché non siamo tornati a Londra. John voleva smettere più degli altri. Disse che ne aveva avuto abbastanza».
Anche se in realtà l’ultima vera esibizione dal vivo fu quella del gennaio 1969 sul tetto del palazzo della Apple Records, la casa discografica fondata dal gruppo, al numero 3 di Savile Road, l’ ultimo loro vero concerto in pubblico, regolarmente annunciato, fu quello del 29 agosto 1966 a Candlestick Park, sulla costa occidentale della baia di San Francisco.
Lo spettacolo ebbe inizio alle 8 di sera e, tra gli artisti che aprirono il concerto, c’erano le Ronettes di Phil Spector. I Beatles salirono sul palco alle 21:27, poco più di mezz’ora di concerto durante il quale eseguirono 11 canzoni: Rock And Roll Music, She’s A Woman, If I Needed Someone, Day Tripper, Baby’s In Black, I Feel Fine, Yesterday, I Wanna Be Your Man, Nowhere Man, Paperback Writer e Long Tall Sally .
25mila i biglietti venduti anche se i posti a sedere erano ben 42mila e cinquecento, lasciando così ampie sezioni di posti liberi. I fan pagarono tra i 4 e i 6 dollari e mezzo per i biglietti.
Nonostante l’ottimismo di Ringo, sapevano benissimo che quello sarebbe stato il loro ultimo concerto. Così vollero una macchina fotografica sul palco e Paul registrò l’audio per documentare il più possibile quei momenti, conoscendo l’importanza e il valore che quel concerto avrebbe avuto in seguito.
Il giorno successivo tornarono esausti a Beverly Hills, nella villa in affitto che avevano usato come base, e il 31 agosto partirono per l’Inghilterra.
Durante il volo da San Francisco a Los Angeles George Harrison pronunciò la famosa frase che racchiudeva lo stato d’animo che li pervadeva: «That’s it, I’m not a Beatle anymore (Ecco, ora non sono più un Beatle)».
Come se volessero liberarsi da una condizione che da troppo tempo gli andava stretta.
Resta però il fatto che se sei stato un Beatle non lo puoi cancellare, lo resterai per sempre.
Fab four ever…
ALEX PIERRO