ROMA – I giudici capitolini, in questi giorni, hanno riconosciuto l’adozione di una bimba che vive con una coppia omosessuale di libere professioniste.
Si tratta del primo caso italiano di stepchild adoption, istituto anglosassone che permette l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia del figlio biologico del partner.
Le conviventi lesbiche, che vivono a Roma dal 2003, molto tempo fa hanno maturato la volontà di realizzare un progetto di maternità condivisa, come quello che poi si è effettivamente concretizzato. La bimba è nata, in un Paese dell’est europeo, con la tecnica della procreazione assistita ed ha oggi quasi sei anni.
La richiesta e il successivo ricorso al Tribunale per i Minorenni di Roma è stato presentato dalle due donne tramite l’aiuto dei legali dell’Associazione Aiaf che è stata costantemente al loro fianco supportandole anche sotto il profilo umano e psicologico.
Le neomamme hanno dichiarato: « Siamo felici, quasi incredule, del risultato che era atteso da anni e che rappresenta una vittoria dei bambini. Questo è un successo dei bambini e di tutti quei minori che si trovano nella stessa situazione della nostra bimba. Speriamo che questa sentenza possa aiutarli; suggeriamo alle tante altre coppie omogenitoriali di uscire allo scoperto».
Il ricorso è stato accolto sulla base all’art. 44 della legge sull’adozione n. 184 del 1983, modificata dalla L. 149/2001, che prevede la possibilità di adozione in casi particolari, ovvero nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto quel rapporto affettivo e di convivenza consolidatosi nel tempo, soprattutto se generatosi nell’ambito di un nucleo familiare e indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori.
Ernesto De Benedictis