Roma, 6 ottobre
«Vergogna!» hanno urlato i manifestanti, oggi, al sovraintendente del Teatro dell’Opera, Carlo Fuortes per aver licenziato in tronco orchestrali e coristi dell’Opera di Roma. Per protesta, giovani musicisti si sono esibiti in un sit-in con esecuzione di brani del Nabucco di Giuseppe Verdi.
Ha guidare l’esecuzione di stamattina, è stato Marco Bosco, direttore dell’orchestra e pianista. Affermando: « Il ministro Franceschini dice che vuole aprire l’Opera ai giovani? Non è vero, così la stanno smantellando. É impensabile che una fondazione storica come l’Opera di Roma chiuda. Non c’è un’apertura ai giovani. Vorrei poter entrare all’Opera con un concorso, come hanno fatto i musicisti precedenti, ma purtroppo non vengono aperti nuovi bandi. Con le cooperative esterne diventerebbe un’orchestra mercenaria a chiamata, che non avrebbe più identità. Non dobbiamo spostare l’attenzione dalla qualità dell’orchestra. All’Opera c’era un grandissimo direttore, Muti, che abbiamo fatto scappare».
L’iniziativa è stata organizzata sui social network, due giorni fa, da Francesca Pellifroni, una musicista di 37 anni. Racconta con queste parole la sua profonda irritazione: «Quando ho sentito la notizia del licenziamento in blocco mi sono profondamente indignata sia come cittadina che come musicista. Mi sono messa in contatto con le orchestre giovanili e ho detto loro di fare qualcosa. Stanno rubando il futuro ai musicisti che non potranno più suonare in Italia perché saranno obbligati ad andare all’estero. Questo è il “modello Roma” che vorrebbero estendere anche alle altre fondazioni».
Al concerto improvvisato davanti al Teatro dell’Opera hanno preso parte musicisti dell’Orchestra Giovanile di Roma, dell’Orchestra Giovanile del Teatro dell’Opera, allievi dei conservatori e altri musicisti.
Una delegata sindacale al coordinamento dei lavoratori delle Fondazioni liriche e sinfoniche in corso a Roma, con al centro il licenziamento collettivo dell’Orchestra e del coro del Teatro dell’Opera della Capitale, solleva la questione: «È l’11 settembre della lirica italiana. Hanno colpito le Twin Towers romane e non le risolleveremo con una manifestazione. É stata una mossa politica, qualcuno si è seduto a tavolino e ha deciso. É gravissimo. Non lo so se lo sciopero è lo strumento adatto o è superato. Dobbiamo essere propositivi, creare modelli nuovi. É una cosa romana, ma non è solo romana».
«Serve una grande manifestazione nazionale -dice Cristina Pierattini di Slc Cgil Firenze – O siamo uniti o siamo morti». Un delegato della Fials di Catania, Aldo Ferrente, teme: «prima o poi questo processo avviato a Roma investirà anche noi». «Giù le mani dai teatri! – dice un altro delegato – Lo dico a Franceschini. Sono di proprietà pubblica. Dobbiamo uscire da qui con una posizione comune, altrimenti la stampa ci darà addosso. Ma ormai l’unico modo per uscire sui giornali è una pagina a pagamento: prendiamola in considerazione».
Tra le forme di protesta ipotizzate, alcuni, hanno proposto di fare concerti di solidarietà in molte città italiane.
di Donatella De Stefano