In una cornice assolutamente fantastica, abbiamo avuto la fortuna di assistere allo spettacolo: “La notte più lunga” di Emanuela Giovannini (Teatro Tor Di Nona fino al 26 Ottobre 2014). Fin dall’inizio, l’aria pulita e rarefatta del teatro, rafforzava la sensazione che quello che avremmo visto sarebbe stato uno spettacolo profondo, assorto in un raccoglimento filosofico e umano lontano dalle distrazioni moderne e, appunto per questo, moderno e innovativo. Come è possibile in un’ora di teatro, con un solo attore in scena e un pubblico solamente immaginato, arrivare a toccare in modo così intenso la poetica e i maggiori temi pirandelliani? Emanuela Giovannini è riuscita con la grazia e la fluidità di un esemplare esercizio mimetico a rendere la vivezza dell’essere umano così come lo troviamo in tante opere dell’immortale Pirandello. Dilaniato dai turbamenti ed estasiato dalla bellezza del vivere, vincente nella ragione e sconfitto dagli accadimenti immutabili e assenti, dio e al tempo stesso schiavo di sé stesso. E il tempo … il tempo che si succede senza tempo e senza spazio, senza alcuna ragione a noi conosciuta e senza bisogno di essere spiegato perché davanti a noi c’è un grandissimo attore che con la sua mimica, le pause, i pensieri ora folli ora estremamente ponderati (ma non sarà poi la stessa cosa?) già contiene in sé tutti gli elementi del “discorso” e lasciandoli andare a poco, a poco, nutre i presenti del veleno della consapevolezza. “Più si studia e più si soffre …” . La voce di Gino La Monica che ben conosciamo per averla udita in film che appartengono alla storia del cinema, si adatta via, via, alle situazioni e ai personaggi assumendo e donando le forme e i colori della narrazione. I personaggi di Gino La Monica, vivono nei tempi strettissimi, di un ritmo giusto e serrato i dilemmi e le situazioni che sono loro dati dalle mani invisibili della sorte scomponendo nel dolore di infiniti piccoli frammenti la fragilità della vita umana. Sono in grado di dare vita in un attimo, con un gesto o una battuta, anche gli invisibili esseri ai quali si rivolgono nel vagone di un treno che ora sembra viaggiare veloce, ora fermarsi senza speranza, ora ripartire pieno di brio. Ci sembra così di assistere a una ribellione, al tentativo della coscienza di credere a sé stessa accettando o non accettando mano a mano, il grande paradosso dell’esistenza che, a guardarla bene, sembra una burla, una fregatura, mentre rinnova sé stessa nella nascita silenziosa di un fiore.
Ed è un fiore questo spettacolo del quale ci è piaciuto tutto. La genuinità delle luci di Giovanna Bellini e i colori dell’idea scenografica di Fiammetta Mandich danno respiro ad una regia che ben sostiene l’esigenza di rendere il “vivere” e il “non vivere” dell’acuta ricerca pirandelliana. Le musiche di Antonio Di Pofi sono a dir poco splendide. Un piccolo gioiello da non perdere.
Biglietti: E 10.00 intero – E 7.00 ridotto. Per info e prenotazioni: www.teatrotordinona.com – 067004932