Un recentissimo studio condotto sul melanoma, uno dei tumori più comuni tra quelli che insorgono in giovane età, ha dimostrato che quando vengono colpiti dalla malattia, i nostri linfonodi producono sostanze che chiamano in aiuto cellule Natural Killer (NK), rendendole particolarmente efficaci contro le cellule tumorali.
Coordinato dal professor Ennio Carbone dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, con il contributo dei ricercatori della Fondazione Nazionale dei Tumori di Milano guidati dal dottor Andrea Anichini e condotto anche da altri gruppi italiani come quello del professor Maurizio Bifulco dell’Università di Salerno e quello del professor Alessandro Moretta dell’Università di Genova, oltre a Istituti internazionali, questo studio apre la strada allo sviluppo di nuove terapie.
«L’infiltrazione dei linfonodi da parte delle cellule del melanoma è una fase cruciale nella progressione della malattia – spiegano i ricercatori – e il lavoro dimostra che nel microambiente del linfonodo stesso si liberano sostanze, dette interleuchine e chemochine, capaci di attivare una particolare ed efficace risposta del sistema immunitario».
«Il ruolo di queste cellule nella risposta del sistema immunitario ai tumori finora era poco chiaro – continuano gli scienziati – Sapevamo che nel sangue svolgono un ruolo di “prima barriera” contro la diffusione nell’organismo delle cellule tumorali, ma la loro precisa funzione a livello dei linfonodi invasi dalle cellule neoplastiche era finora scarsamente compresa».
Lo studio ha dimostrato che nei linfonodi infiltrati dalle metastasi di melanoma esiste una specifica popolazione di cellule NK con una forte capacità di riconoscere e uccidere le cellule tumorali.
«Questa ricerca ha rivelato un fitto scambio di comunicazioni tra l’ambiente in cui le cellule tumorali metastatiche si vanno a impiantare e le cellule del sistema immunitario. Conoscere i termini di questo discorso può aiutarci a mettere a punto nuove strategie terapeutiche per combattere lo sviluppo e la diffusione del melanoma» concludono i ricercatori.
Un possibile sviluppo futuro di questa ricerca potrebbe essere basato sull’isolamento ed espansione in laboratorio di cellule NK, prelevate dai linfonodi, e successiva reinfusione nell’organismo, in modo da potenziare la risposta contro la malattia.
Tutti i laboratori italiani coinvolti in questa ricerca sono stati supportati dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Daniela Gabriele