Con la morte del dittatore Jorge Rafael Videla, per l’Argentina, si è chiuso un brutto capitolo. È difficile spiegare cosa sia stata davvero la dittatura argentina. Ci provano il 12 dicembre, al teatro Antigone di Roma, gli artisti argentini e italiani in gara con i loro corti che prendono tutti in considerazione il punto di vista femminile riguardo ai crimini di Videla.
Stefania Catallo, ideatrice della rassegna e nota per il suo impegno contro la chiusura del centro antiviolenza di Tor Bella Monaca, ha scritto Una piuma sul cappello, un monologo che sarà interpretato da Donatella Barbagallo per celebrare l’ospite d’onore della serata, Giulia Spizzichino, sopravvissuta alla Shoah e accusatrice di Erich Priebke.
Sei compagnie si alterneranno portando in scena i corti da 15 minuti ognuno. Figlio dell’Argentina, di Laura Boni con Gianpiero Cricchio, Roberto Olivero, Antonella Arduini e Camillo Giaccaglini; La matita che non si spezza, di C. Pasquariello con Teresa Perretta; Argentina. Mi Buenos Aires querido, tratto dalle poesie di Juan Gelman con Ersilia Cacace, Emy Spataro, Valentina Bruno e Cristopher Humphris; Abuela, di Emma Morales con Michele Falica; La casa rosa, scritto e interpretato da Stefania Catallo per la regia di Sasà Russo.
I premi consisteranno in opere d’arte realizzate da Massimo Colasanti, giovane pittore romano.
La giuria sarà composta da Matilde Spadaro giornalista e direttore responsabile di Metropoliroma.net, Sasà Russo autore e regista teatrale, Silvia Maccari direttrice artistica teatro Antigone, Claudio Fiori avvocato argentino attivo nella difesa dei Diritti Umani, Bob Fabiani scrittore e attivista per i Diritti Umani, M.me Chiffon celebre musicalizadora romana.
di Fabio Galli