L’occasione giusta era a portata di mano. La Juventus aveva pareggiato a Firenze. La Roma ospitava in casa propria l’abbordabile Sassuolo dell’ex Eusebio Di Francesco. Era il momento di accorciare le distanze: obiettivo -1 dalla capolista. La circostanza era propizia. L’occasione ghiotta. Si. Ghiotta. Se non fosse che la Roma storicamente ha sempre fallito questi appuntamenti.
Il Sassuolo si è presentato all’Olimpico sfoderando un 4-3-3 arrembante: un modulo estremamente coraggioso con Zaza, Sansone e Berardi a comporre il tridente offensivo nero-verde. La squadra di Di Francesco proveniente da sette risultati utili consecutivi e da un periodo di forma smagliante, si è presentata al cospetto della Roma senza troppe pretese: l’obiettivo era fare bella figura e strappare anche solo un pareggio di prestigio. La Roma è scesa in campo con una formazione ritoccata rispetto a quella che domenica scorsa “strapazzò” l’Inter di Mancini: Florenzi terzino al posto di Maicon, Yanga M’Biwa al centro della difesa a sostituire Astori, Destro e Iturbe a fare le veci di Totti e Gervinho, a riposo in vista della delicata sfida di Champions di mercoledì. Per non dimenticare il ritorno di Kevin Strootman fra i titolari dopo 280 giorni di assenza: mettere minuti nelle gambe dell’olandese e dare respiro al ‘Ninja’ Nainggolan, questi i motivi della scelta di Garcia.
L’inizio terrificante della Roma ha agevolato il lavoro del Sassuolo che quasi incredibilmente dopo 18 minuti era in vantaggio di 2 reti a 0. Doppietta del ‘rinato’ Zaza. L’errore clamoroso di De Sanctis ha facilitato di gran lunga il compito dell’attaccante nero-verde, che ha accolto con grande piacere l’invito dell’estremo difensore giallorosso ad insaccare la palla in rete. Prendere un gol del genere, o meglio, regalare un gol del genere, non è ammissibile per una squadra che lotta per i vertici e ha il dovere di accorciare le distanze. Nemmeno se si è in periodo natalizio. De Sanctis lo dovrebbe sapere. Dopotutto è stato preso per dare sicurezza alla squadra e per la sua grande esperienza. Non per fare errori che non vediamo commettere nemmeno nei campetti periferici la domenica mattina. In un attimo, il fantasma di Mauro Goicoechea è tornato alla mente dei tifosi giallorossi, proprio come un infausto ricordo che ancora si aggira nei paraggi della porta della Roma: incapace di trovare tra i pali quel condottiero affidabile e reattivo che una grande squadra dovrebbe vantare. A complicare il tutto ha provveduto Daniele De Rossi, pensando bene di farsi espellere per doppio giallo. E’ quando le cose si fanno complicate che spesso, il numero 16 giallorosso perde la testa, sintomo di poca tranquillità e serenità mentale. Troppo emotivo per reggere pressioni e incapace di reagire a momenti negativi durante il match, ‘Capitan Futuro’ si rende sovente protagonista di falli rischiosi che finiscono per inguaiare la propria squadra. E’ stato così anche ieri. La Roma sotto di due gol e in inferiorità numerica si è trovata difronte ad una montagna da scalare.
Garcia decide quindi che è ora di tirare fuori Strootman, Pjanic e Iturbe, in favore di Nainggolan, Keita e Gervinho. La Roma cambia faccia. In dieci contro undici torna a giocare, forse meglio, di quando era in parità numerica. Keita mette ordine a centrocampo, Nainggolan recupera palloni a più non posso e Gervinho fornisce imprevedibilità al fronte offensivo. E’ proprio al minuto ’78, che da un’iniziativa dell’ivoriano scaturisce il rigore per la Roma, poi realizzato da Ljajic. La partita è riaperta. La Roma va all’arrembaggio con la forza della disperazione ed è in pieno recupero che i suoi sforzi vengono ricompensati: grazie ad un assist di Florenzi, Ljajic timbra la personale doppietta.
Un pareggio che vale oro visto come si erano messe le cose. Ma non vogliamo dire di certo che sia un punto guadagnato. Bensì tre punti persi. Letteralmente gettati al vento. La distanza dalla Juventus rimane invariata. E’ vero. Resta il rammarico per non aver sfruttato al meglio l’assist proveniente da Firenze per rosicchiare due lunghezze ai bianconeri: la squadra di Allegri non lascia molti punti per strada e quando questo succede chi insegue ha il dovere di approfittarne, senza commettere errori banali, giocando con la testa e tirando fuori la personalità. Aspetti che evidentemente, ieri, alla Roma sono mancati.
Michela Cuppini