È stata una notte di grandi sorprese ai Golden Globes 2015, i riconoscimenti a film e serie TV attribuiti dalla stampa estera, considerati tradizionalmente un’anticipazione degli Oscar.
Protagonisti della serata, i registi Richard Linklater, con il film drammatico Boyhood, e Wes Anderson autore della commedia The Grand Budapest Hotel. Entrambi non erano dati favoriti nelle rispettive categorie ma alla fine la vittoria è andata a loro a dispetto dei più quotati Selma e Birdman.
Boyhood, vincitore per il miglior film, la migliore regia e la miglior attrice non protagonista, porta nel cinema qualcosa che in questo modo non si era mai vista prima: l’epica del grande romanzo americano trasposta in film con un progetto di lunga durata (dodici anni di riprese) che ha portato a seguire realmente l’adolescenza e la crescita tra gli 8 e i 20 anni di un ragazzo proveniente da una famiglia media americana, attraverso un percorso collettivo svolto utilizzando gli stessi attori. Ma se il film di Linklater, per il suo anomalo e controcorrente procedimento produttivo nel contesto dell’industria cinematografica americana, poteva ambire al premio, un vero e proprio colpo di scena è stato il riconoscimento a The Grand Budapest Hotel che narra le avventure di Gustave H., leggendario portiere dell’albergo e di Zero Mustafà il suo fidato fattorino. Lo stile morbido e delicato e le scene cariche di colore caratteristiche di Wes Anderson rendono Grand Budapest Hotel una commedia rocambolesca e acrobatica, ricca di fughe, travestimenti e di personaggi variopinti, contraddittori e sinistri.
“Je Suis Charlie” è stata la frase simbolo della cerimonia. Le star di Hollywood hanno ricordato le stragi che hanno sconvolto Parigi e il mondo con cartelli e distintivi esibiti sul red carpet ma anche con riferimenti nei discorsi dei protagonisti delle premiazioni e nei messaggi social.