“Nella Cattedrale”, lo spettacolo diretto e interpretato da Riccardo de Torrebruna, da un racconto di Raymond Carver, andrà in scena al ‘Carrozzerie’ di Roma, in via P. Castaldi 28/a, dal 16 al 18 gennaio, con: Emilio Dino Conti, Valentina Chico, Riccardo de Torrebruna, la consulenza artistica di Chiara Frigo e le musiche curate da Flavio Vezzosi.
L’adattamento teatrale è tratto da “Cattedrale”, uno dei più bei racconti di Raymond Carver, che ha il prodigio della sintesi, ma anche la dimensione interiore di un libro sacro, ed è l’esempio di quanto sia riduttiva l’etichetta di “padre dei minimalisti” affibbiata allo scrittore statunitense. Una coppia in crisi, un soggiorno nemmeno tanto elegante, una tv accesa e un ospite cieco invitato a cena. Nessuno immaginerebbe che cosa stia per accadere in questa serata. Senza preconfezionare risposte, il testo affronta in modo diretto il significato della parola “vedere”, offrendo un approccio immediato alla questione della “diversità” e alle convenzionali inquietudini che l’accompagnano.
E’ quindi l’occasione per rivolgersi a quel pubblico di adulti e di giovani che non conoscono il lavoro di un maestro della letteratura, mentre i numerosi estimatori italiani potranno assistere alla versione inedita di uno dei suoi testi più amati.
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NOTE DI REGIA Riccardo de Torrebruna
Credo che “Cattedrale”, come i racconti di Carver in genere, abbia elementi e caratteristiche particolarmente funzionali ad un adattamento teatrale.
Innanzitutto, i tre personaggi si muovono in un unico ambiente e questo rende la messa in scena unitaria, più in sintonia con la specifica “tensione” narrativa di Carver e con l’essenzialità del suo stile.
In secondo luogo, i rapporti e i conflitti sotterranei tra i personaggi hanno una progressione ed uno scioglimento talmente imprevedibili che sembrano ideali per il linguaggio teatrale.
In terzo luogo, il punto di vista del narratore, i suoi pregiudizi verso il cieco, la sua diffidenza, il suo imbarazzo e perfino la sua gelosia, mi sembrano emblematici di quella chiusura istintiva che accomuna “i normali” di fronte ai “diversi”. L’eccezionale viaggio interiore in cui Robert, il cieco, conduce Wes, ha in sé qualcosa d’iniziatico e appartiene alla radice più intima del Teatro.
Lo spettacolo si presta a letture diverse e lo ritengo particolarmente adatto alla formazione delle coscienze più giovani; pertanto gli studenti (dalle scuole superiori in poi) ne sarebbero i destinatari privilegiati
Breve Storia del Progetto
Il progetto di questo lavoro è maturato alcuni anni fa, durante un seminario per attori che conducevo a Pavia – racconta Riccardo De Torrebruna- La moglie di Carver, la scrittrice Tess Gallagher, ha dimostrato un grande interesse per questa prima versione teatrale italiana del suo lavoro.
Finora, solo Altman, nel film “America Oggi”, si era avvalso della qualità di alcuni dei suoi racconti.
In questo percorso mi è stato di grande aiuto l’interessamento di Riccardo Duranti, traduttore e amico di Carver.
E’ da lui che ho avuto in lettura un racconto della Gallagher, ancora non tradotto né pubblicato in Italia, in cui la situazione viene vista con gli occhi del personaggio femminile. In tal modo, le discordanze con la versione di Carver diventano elementi decisivi per comprendere più a fondo il legame tra la donna e il personaggio del cieco. La natura di questo rapporto ha illuminato di una luce davvero singolare l’impianto narrativo, permettendomi di scrivere dialoghi e di creare situazioni che scaturivano in modo del tutto naturale dalla mia immaginazione. Francesca Palumbo