1313di Alberto Zei
Dopo l’ ulteriore attacco al Comandante Schettino e ai suoi presentatori, ricevuto per aver direttamente riferito al noto seminario della scorsa estate presso la Casa dell’ Aviatore di Roma, la propria visione del comportamento di massa a bordo della Concordia in quella tragica notte del naufragio, ancora non si sono placate le polemiche. .
Certamente non è stato in apologia di Schettino l’ inserto di AGENPAR apparso sul web secondo cui, nel 2008 la Sapienza avrebbe accordato a Oreste Scalzone (terrorista amnistiato) ospitalità, negando invece la possibilità a Papa Ratzinger di parlare nella medesima Università dei valori cristiani.
Questi due stessi eventi, realizzato l’uno e impedito l’altro, si prestano però da una parte, al concetto di riabilitazione dei condannati, mentre dall’ altra, all’ impedimento della morale cristiana di varcare le simboliche porte della galileiana libertà cognitiva. Si pensava pertanto, che in nome della laica libertà di pensiero fosse stata intrapresa la coraggiosa via della jungiana “gestione degli opposti” in virtù e in omaggio dell’ altezza intellettuale del contesto che si muove intorno alla prestigiosa Università di Roma. Evidentemente però, così non è stato.
Il presunto scambio di ruolo – Improvvisamente infatti, dopo un mese dal seminario a cura della Facoltà di Psicologia di Roma sulla “Gestione del panico di massa” , l’ attesa di pubblica condanna di un evento che ha toccato le coscienze, prevalse di fatto, sulla decisione del Magnifico Rettore della Sapienza di riesumare e condannare il seminario organizzato dalla Facoltà di Medicina e Odontoiatria che si è tenuta nell’estate scorsa, come detto, presso la Casa dell’ Aviatore. .
Il tema della conferenza avrebbe accostato, si fa per dire, il sacro con il profano “osando” avvalersi della testimonianza diretta del più compromesso personaggio del caso Concordia: il Comandante Schettino.
Va innanzitutto precisato che la conferenza non conteneva argomenti diversi da quelli preannunciati, così come è poi effettivamente avvenuto. Nessuna lezione quindi, fu tenuta, tanto meno dal Comandante Schettino. .
Le testimonianze degli eventi
Iniziando dalla presentazione giornalistica di alcuni professionisti della cronaca e del giornalismo di inchiesta, questi non potevano certo intervenire nella materia trattata se non come testimoni di fatti a loro diretta o indiretta conoscenza.
Anche il Comandante di una delle più prestigiose navi da crociera del mondo non avrebbe potuto che testimoniare, così come è avvenuto, la propria tragica esperienza e la propria versione dei fatti dopo la collisione.
Quanto poi, al pregiudizio sulla sua piena colpevolezza, questa è un’altra cosa ancora, di cui sicuramente si riparlerà. Il processo, come detto, è tuttora in corso e le sorprese potrebbero non mancare, così come la recente cronaca giudiziaria insegna.
L’ interesse suscitato, unito anche ad una larga dose di indignazione dei media, giustificherebbe la contestazione sulla qualità del seminario e in particolare su quanto lo stesso Schettino avrebbe trattato durante il suo intervento? Egli è ancora sotto accusa, questa volta per aver assunto il ruolo di “docente universitario” e questo a prescindere dalla realtà dei fatti.
Per amor del vero, si trattava di ben altro. Il tempo di intervento era dedicato alla produzione video ripreso a bordo della Concordia, in alcuni settori della nave nella notte del naufragio dove i passeggeri e l’equipaggio si muovevano in preda ad evidente stato di tensione.
Il compito di Schettino era quello di commentare le varie inquadrature al fine di approfondire da un lato, gli atteggiamenti di massa durante l’emergenza e dall’altro, l’interpretazione personale da soggetto direttamente interessato a quelle stesse riprese; riprese già di per sé abbastanza rispecchianti il panico che dominava a bordo della nave.
C’ era una volta nel West – Allo stato delle cose, potrà mai cambiare la situazione e il pregiudizio di colpevolezza di Schettino se prima ancora della sentenza di primo grado, per il suo solo commento alle immagini riprese a bordo della Concordia e proiettate durante il seminario, viene ritenuto criminale e condannato con la veemenza che abbiamo visto risorgere attraverso la stampa anche in questi giorni?
Ponendoci questa domanda, molte altre ne affiorano per la ricerca della verità di cui molti farebbero a meno, in quanto sono già certi di conoscerla; cosi come erano certi i pionieri del West quando catturavano il “colpevole” e in una manciata di minuti lo impiccavano. A chi sta a cuore conoscere la verità di ciò che avvenne in quella notte, non potrà accettare cosi semplicemente la consegna del capro espiatorio al suo stesso destino senza prima aver ottenuto risposta ad alcune domande sul perché di certi eventi, ad iniziare da quelli che hanno preceduto la collisione e che potevano essere interrotti, ma non lo furono, da ognuno dei presenti sulla plancia di comando.
Passando dal generico allo specifico, perché mai nessuno durante l’avvicinamento al Giglio informò il Comandante che aveva richiesto al personale di servizio sul ponte di essere avvisato alla distanza di 900 metri dalla costa, che questa misura era stata raggiunta e superata?
Se, approfondendo le indagini risultasse invece, che Schettino non è stato l’autore ma il destinatario delle anomalie compiute durante l’ avvicinamento all’isola , e, se inoltre fosse matematicamente dimostrato che senza l’ “errore” compiuto dal timoniere, la Concordia non avrebbe colliso contro lo scoglio?
Qualora con l’ attesa perizia sul funzionamento del generatore di emergenza venisse provato che anche l’avaria dell’ intero gruppo elettrogeno non era dovuta alla insufficiente manutenzione ma all’eccessivo carico progettuale dei dispositivi collegati che hanno messo in ginocchio il diesel e il generatore, cambierebbe qualcosa?
Ma i quesiti non finiscono qui – Nel caso che la nave avesse potuto utilizzare in condizione di grave avaria, come appunto, quella della collisione di cui si tratta, i sistemi di emergenza delle porte stagne, ma che stagne non erano; sia le pompe di sentina per lo svuotamento almeno parziale dell’acqua che entrava (attraverso le porte stagne che non chiudevano); quanto la zavorra mobile per riassetto della navigazione nonché la governabilità dei timoni, allora, quale esito avrebbe avuto la collisione?
E altro. Se il generatore di emergenza avesse fornito l’energia necessaria al funzionamento degli ascensori dove invece, sono rimaste assurdamente intrappolate quattro persone per l’impossibilità di riaprire le porte; ed altro ancora, se i bracci mobili delle scialuppe di salvataggio elettricamente inefficienti per mancanza di energia elettrica avessero funzionato come avrebbero dovuto e così vale per il sistema informatico e di governo e controllo della rotta, allora la nave avrebbe potuto manovrare i timoni e rapidamente rientrare per la forza di inerzia che ancora possedeva al porto del Giglio in assetto di navigazione; se non addirittura essere trainata fino al vicino Porto di Santo Stefano.
La emotività dell’ informazione – Se tutto questo fosse stato possibile, come in effetti potrà essere dimostrato già fin nel primo grado di giudizio, ci si domanda con quale criterio di razionale attendibilità si reputa che la testimonianza del Comandante Schettino sul panico di bordo abbia potuto contaminare per indegnità, il prestigio della docenza universitaria e quello dello stesso Magnifico Rettore.
E chiaro poi, che fare di questo una cassa di risonanza attraverso interrogazioni parlamentari con il coinvolgimento del Ministro competente, così come è stato, ben si capisce allora, che la risposta a freddo sia stata quella dell’indignazione, … ma indignazione nei confronti di chi?