Tra i ballerini cubani più stimati in Italia c’è Ernesto Andres Cruz, attualmente insegnante di classica, contemporanea e moderna a Roma. L’incontro fuori il Teatro dell’Opera ci ha permesso di conoscere i lati umani di un personaggio impegnato anche nel sociale. Prossimamente metterà al servizio gratuitamente la sua esperienza per il Ceis, nel laboratorio di formazione riservato ai ragazzi in stato di disagio sociale. “E’ una cosa molto bella impegnarsi per coloro che sono in difficoltà – spiega il maestro Ernesto Andres Cruz – la sensibilità della danza va oltre il palcoscenico. Il nostro obiettivo è fare arrivare il messaggio del progetto formativo: la danza, come tutte le espressioni artistiche, è espressione di valori, nell’armonia dei suoi movimenti. E’ una forma di comunicazione, correlata alla musica, diretta ed efficace come la comunicazione verbale. Il mio messaggio per le generazioni più giovani? Spesso i ragazzi pensano erroneamente che il successo arrivi senza sforzo, a volte con le scorciatoie. Il percorso professionale della danza non ammette scorciatoie: sudore, allenamento quotidiano, senso dell’abnegazione, perseveranza. Dobbiamo sempre essere animati dalla generosità, dalla semplicità, dallo spirito di sacrificio, con la giusta dose di umiltà ed un impegno sempre costante: valori che valgono in tutti i campi della vita”.
Laureato in cultura della danza e dello spettacolo, specializzato nel marketing turistico e nella gestione delle risorse umane, già direttore artistico e coreografo, Ernesto Andres Cruz ha maturato le sue esperienze professionali, non solo nel campo della danza ma anche come violinista ed anchorman, sia in Italia che in Europa, con parentesi anche in Egitto e a Zanzibar, oltre naturalmente a Cuba da dove, nella sua città Avana e sulle spiagge di Varadero, ha cominciato a muovere i primi passi, affinando nel tempo anche la padronanza di quattro lingue oltre allo spagnolo.
“La danza è la mia vita non solo sul palco: è bello sul palcoscenico scavare dentro se stessi ed interpretare vari ruoli, a volte anche intensi, dove c’è uno scambio di energia con il pubblico. Quando danzo divento un angelo: esprimo tutta la mia gioia interna ed inizio come a volare. All’età di cinque anni ballavo davanti la TV: mia madre, Anna, mi ha guidato nella mia professione, cogliendo subito in me questa vocazione”.
Quale caratteristica del tuo Paese hai voluto trasferire in Italia? “Il sorriso. Il sorriso sulle labbra che non cambia mai, nemmeno nelle grandi difficoltà. Sembrerà un paradosso, ma proprio nei Paesi dove c’è una economia più sviluppata ci sono persone che non sanno più sorridere. Nella vita bisogna cercare di essere sempre se stessi: è il segreto per avere sempre amici. Amici veri”.
Come associato ANDDOS sei impegnato anche nel diffondere la cultura del rispetto, contro ogni forma di discriminazione: “Viviamo ormai in un mondo globalizzato: dobbiamo imparare a condividere le diversità. Occorre educare a favorire l’inclusione positiva di ogni persona, valorizzando queste diversità come una ricchezza, attraverso il confronto sereno e l’ascolto anche con le componenti discriminanti. La conoscenza reciproca come contrasto alla paura del nuovo o del diverso. E’ fondamentale coltivare e trasmettere, soprattutto tra i più giovani, valori quali rispetto, libertà, integrazione sociale, senso critico, pluralismo di idee ed identità”.