Mercoledì 11 febbraio, ore 18.00, nella sala al piano inferiore riservata agli eventi di La Feltrinelli in via Vittorio Emanuele Orlando di Roma, la giornalista e scrittrice Angela Camuso, presenta la nuova edizione del suo libro Mai ci fu pietà aggiornata alla cattura di Carminati, capo della nuova cupola romana. Fatti e letteratura insieme per un racconto che abbraccia quarant’anni. E’ la storia della banda della Magliana dal 1977, della vicenda criminale, i cui effetti arrivano ad oggi come scoperto dall’inchiesta Mafia Capitale. Il tema di grande interesse, gli episodi di cronaca della lotta alla criminalità organizzata degli ultimi giorni-‘Clan della tuscolana’: 61 arresti, fra cui il capo Domenico Pagnozzi e Massimiliano Colagrande; sequestro di beni per 10mln di euro; imputazioni per spaccio di droga, gioco d’azzardo e business delle slot-mashine; rapporti con il boss Senese e Carminati, (R.it, 10.02.2015)– e i noti personaggi presenti per l’occasione sono promotori dell’inusitata affluenza di pubblico. Sarà la stessa autrice ad introdurre e moderare, nell’ordine, gli interventi degli ospiti, Maurizio Gasparri vice Presidente del Senato della Repubblica di FI, Nicolò D’Angelo questore di Roma, Antonio Padellaro già direttore de “Il Fatto Quotidiano”, Marcello De Vito consigliere capitolino e capogruppo del M5S.
In sala sono presenti il Capo questore di Roma Renato Cortese, l’ex capo della Criminalpol Luigi Rossi, il primo sequestrato dalla banda della Magliana, il gioielliere Giansanti.
L’introduzione della scrittrice è molto spicciola. Il libro si conosce già: è la storia della banda della Magliana, un gruppo composto inizialmente da scaltri malavitosi di borgata, pronti a tutto e al servizio di tutti, nato alla fine degli anni settanta; ripercorre le fasi di un rapporto che ancora oggi ha un posto di rilievo nell’élite della malavita imprenditoriale. La Camuso racconta quarant’anni, “narra per nomi, per luoghi, per fatti” dal delitto del giornalista Mino Pecorelli al sequestro dell’onorevole Aldo Moro, al rapimento di Emanuele Orlandi, alla morte misteriosa del bandito Angelo Angelotti, nel 2012, che tradì Renatino De Pedis. Questa nuova edizione è arricchita dalla documentazione giudiziaria dell’inchiesta, ancora in corso, di Mafia Capitale: quelli della Magliana non sono mai usciti di scena ma hanno compiuto una rapida scalata sociale,”come dimostra la presa del Campidoglio da parte del nuovo Re di Roma, er Pirata Carminati, ex militante dei Nar e già membro della vecchia banda”. La giornalista passa subito a fare il suo lavoro e a porre le prime domande ai suoi ospiti. Fa la precisazione al senatore Gasparri “di averlo invitato nonostante non condivido assolutamente il suo pensiero politico, ma che ho apprezzato per la sportività. L’ho invitata perché Alemanno, il protagonista a fianco dei banditi dell’inchiesta Mafia Capitale, comunque viene dallo stesso ambiente, ha condiviso delle esperienze con il senatore, anche se poi le strade, politicamente, si sono divise. Senatore Gasparri, le è piaciuto il libro?”.
Il vice Presidente del Senato replica con un sorriso:“Ho accettato l’invito perché ho pensato ci fosse dell’interesse su quello che avrei detto”, e la citazione:”La discussione è il sale della democrazia”, e supera l’impasse. Poi, attratto all’argomento sostiene che “la vicenda della banda della Magliana intesa nella sua dinamica storica ha una sua forza negativa di attrazione, nonostante gli anni trascorsi, ispirando varie interpretazioni sia editoriali sia cinematografiche sia televisive. L’unico problema è che si rischia quasi di ‘idealizzare’ i personaggi”. Il Senatore poi, continua “le vicende attuali, diverse da quelle passate: attraverso Carminati hanno ricollegato l’inchiesta di Mafia Capitale con la banda della Magliana, di cui ancora, però, i contorni non sono precisi.” Gasparri parla della nascita dei Nar, il gruppo armato, e dei componenti fra cui Fioravanti e Carminati, e dell’inizio di una stagione di ferocia. Racconta della conoscenza dei genitori di Carminati e di Fioravanti stesso. Sul riproporsi di Carminati in questa fase fa ”una riflessione di tipo lombrosiano: le persone dedite al male non possono fare a meno di commetterlo. Non è stato condannato per tutte le cose che gli sono state attribuite, quali l’omicidio Pecorelli.” Il senatore parla anche dell’incontro-svolta tra Carminati e Buzzi. Quest’ultimo ha alle spalle una storia completamente diversa dal primo, fatta di truffe in banca e di un assassinio, e una volta in carcere si riscatta e ottiene la grazia dal Presidente Scalfaro. Gasparri conclude affermando che “le vicende per me sono diverse: quella degli anni ’70 identificano un periodo cruento mentre quella attuale è legata a corruzione e malaffare. Per quanto mi riguarda, poi, il giudizio su alcuni comportamenti l’ho dato quando avevo vent’anni!”.
Il questore della polizia di Roma, Nicolò D’Angelo, all’epoca dei fatti capo della squadra mobile di Roma, definisce la banda della Magliana “agenzia del crimine: nasce fine anni ‘70 dalla guerra tra i Cutuliani, di Roma, e la Magliana, nome improprio di giovani pregiudicati, che si associano, del quartiere Trullo insieme ad una parte del Testaccio. Giuseppucci unificherà i gruppi”. D’Angelo continua nel suo spaccato raccontando di Lucioli Fulvio, il primo che parla della banda della Magliana; Claudio Sicilia, il pentito più importante, nell’85 parla dei dieci anni di sangue dell’organizzazione; nel 1981, la pietra miliare di un’indagine porterà a scoprire un arsenale comune, che a sua volta svelerà intrecci con la mafia del gruppo Calò, la camorra e i Nar. Uno dei protagonisti chiave è proprio Massimo Carminati, profilo borderline, anello di congiunzione tra la criminalità organizzata romana e i gruppi terroristici. Naturalmente la storia di ieri è diversa da quella attuale. “L’agenzia del crimine Magliana ha sempre sfruttato la corruzione per questo è riuscita a convivere nel tessuto connettivo della città. E non posso dire oltre a questo proposito, in quanto l’inchiesta è ancora aperta.”
A questo punto interviene Antonio Padellaro, già direttore de ‘Il Fatto Quotidiano’, con:“Bisogna cogliere i punti sostanziali che il libro pone quindi propongo tre livelli di lettura: uno giornalistico, uno cronistico, giudiziario-poliziesco, uno politico.” E scende nei dettagli con spiegazioni minuziose e aneddoti, tra cui quello legato agli incontri in incognito, il venerdì pomeriggio, fra Berlinguer e Almirante, in un Montecitorio deserto, per confrontarsi e risolvere i problemi dei rispettivi partiti e delle fasce più estremiste che tentavano di destabilizzare lo stato, facendo fede a quel senso della comunità, della collettività che manca alla politica e ai politici di oggi. Condanna l’omissione e l’approssimazione della responsabilità dei politici nel presumere l’onestà delle persone di cui si circondano. E non dimentica di far presente alla platea: il potere del Vaticano, come funziona la terra di mezzo e che il vero business delle organizzazioni criminali è lo sfruttamento dei più deboli. Del libro, Padellaro non trascura l’elemento narrativo spettacolare di un enorme degrado, rappresentato dalla figura della banda della Magliana, e l’importanza dei fatti legati al giornalismo, che sostengono tutta la struttura del romanzo grazie alla descrizione precisa e fedele di atti giudiziari e di fatti cronistici.
E’ la volta del consigliere capitolino e capogruppo del M5S, Marcello De Vito:“Vedo che il libro parte dal 1977. La mia esperienza nelle vicende del Comune di Roma è più breve. Sono consigliere comunale da due anni. Sono d’accordo con Padellaro a proposito dell’affermazione fatta pocanzi su questo sistema, che viveva, vive e specula tuttora su quelle che sono le emergenze di questa città.” De Vito inizia quindi a sciorinare numeri e costi dell’emergenze, quali per esempio quelli sostenuti per i campi rom. E’ d’accordo con il questore di Roma sul giudizio che da su queste nuove organizzazioni criminali:”Falcone diceva bene: ormai la Mafia è diventata una SpA, si è quotata in borsa, questa è la modalità con cui operano, e i mercati sono rappresentati, appunto, dalle emergenze per i più deboli”.
Qualche domanda dal pubblico per l’autrice; c’è anche una risposta di Rita Giovacchino, giornalista de ‘il Fatto Quotidiano’. Si avvicina il momento dei saluti, dei ringraziamenti, delle foto e degli autografi. Ma prima c’è la nota personale di Angela Camuso sul libro:”Si legge velocemente, è un romanzo che non è un romanzo, e, secondo me, nel racconto, la realtà supera la fantasia!”. Ma è il questore D’Angelo che lascia qualcosa su cui riflettere rispondendo all’autrice che gli pone la domanda”Ma oggi, Roma è migliorata o peggiorata rispetto a ieri?”:”Non esiste più la Mafia della lupara, adesso è il tempo della Mafia in giacca e cravatta. Abbiamo battuto il terrorismo, possiamo combattere anche la criminalità. Emergenza di questo Paese non è tanto il degrado criminale, ma il degrado morale in cui siamo caduti.”.
Maria Anna Chimenti