Prima borsa del turismo archeologico a Firenze. «TourismA» è il titolo della manifestazione. Necessario un maggior impegno degli enti locali interessati a questo tipo di prodotto turistico.
«TourismA». Il Salone internazionale dell’Archeologia di Firenze, alla sua prima edizione, si era posta obiettivi ambiziosi: «ecco a voi la Bit dell’archeologia», recita il comunicato ufficiale di presentazione. In realtà l’inizio è stato un po’ in sordina rispetto alle attese, secondo noi che l’abbiamo visitata per un giorno. L’idea però ci appare buona, forse bisognerà cambiare data, troppo a ridosso della Bit di Milano, la più grande manifestazione del turismo in Italia che quest’anno è stata, nonostante l’Expo, un mezzo flop. La mancanza di partecipanti, soprattutto degli enti locali, è legata alle sempre minori disponibilità finanziarie e a Firenze si è visto. Come a Milano sempre più scarsa, se non assente, l’attività degli uffici stampa. Ma anche di giornalisti ne abbiamo visti pochi. Al di là delle chiacchere e promesse forse il problema è che il paese deve credere molto di più sulle possibilità, anche economiche, del suo immenso patrimonio culturale. A Firenze non è mancata la protesta di turno, quella delle guide turistiche. Annunciando una manifestazione a Pompei domenica primo marzo, le guide protestano contro il progetto del Ministro Franceschini che richiede alle guide già abilitate di rifare l’esame per i siti in cui si necessita di «specifica abilitazione». Si protesta anche perché, al contrario, alle guide turistiche di altri stati membri in regime di «libera prestazione di servizi temporanea e occasionale», sarà permesso di esercitare liberamente in Italia senza alcun controllo e senza aver sostenuto alcun tipo di accertamento della conoscenza del territorio, pagando poi le tasse nel loro paese d’origine.