Chissà se anche loro come il mitico Ufo Robot, cartone animato giapponese degli anni ’70, mangeranno “libri di cibernetica e insalate di matematica”…….. Di sicuro anche loro sono un “miracolo di elettronica” al quale attualmente stanno lavorando i ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, uno dei laboratori di robotica più avanzati del mondo.
Dunque avere a che fare con un robot non è più roba da fantascienza ma un progetto che si sta rapidamente sviluppando per diventare realtà. Si stima infatti che entro 18 mesi si potrà avere un primo prototipo di androide che poi, nell’arco di 7 – 8 anni potrebbe essere industrializzato e quindi prodotto in serie con costi decisamente abbordabili.
«Oggi un robot costa circa 250.000 euro ed è naturalmente fuori da ogni mercato. Robot di questo tipo – dichiara Giorgio Metta, direttore della iCub Facility dell’Iit – possono essere utilizzati solo nei laboratori. Vorremmo arrivare a un prodotto che non costi più di un’utilitaria, ossia sotto i 10.000 euro e se possibile anche meno. Per questo si stanno studiando nuovi materiali plastici da sostituire al metallo e si progettano componenti che sarà possibile produrre su vasta scala, ripercorrendo quanto è accaduto con i telefonini».
Nell’Istituto genovese di Tecnologia si sta dunque alacremente lavorando sulle caratteristiche dei futuri robot “domestici” che avranno un aspetto rassicurante e gradevole, assicura Metta, saranno morbidi, con le braccia e in grado di muoversi. Insomma potrebbero somigliare molto a un personaggio da cartone animato.
«Pensati inizialmente soprattutto come ausilio per le persone anziane, che nelle società avanzate sono destinate a diventare sempre più numerose e più sole, i robot saranno in grado di compiere semplici compiti come prendere oggetti, raccoglierli da terra, portarli – spiega Metta – Saranno anche uno strumento di comunicazione, con funzioni simili a quelle degli smartphone».
Ma la ricerca sulla robotica non si ferma qui: i robot saranno connessi con il cloud attraverso la rete wireless e così saranno in grado di scambiarsi informazioni. Accadrà per i quattro robot che si trovano nell’Iit di Genova come per i 26 che finora sono stati venduti a diversi laboratori nel mondo.
«Ci vorranno 2 anni per mettere in rete tutti i robot del mondo e si sta lavorando alla definizione degli standard» ha aggiunto il ricercatore. E’ un progetto al quale sono interessati numerosi centri di ricerca, oltre alla Commissione Europea.
«In tutto il mondo c’è interesse a lavorare in questa direzione» ha osservato Giorgio Metta. L’obiettivo consiste nel riuscire a combinare la tecnologia alla base degli attuali smartphone con la robotica. Quella che si profila all’orizzonte e che promette di diventare una realtà in breve tempo, è una nuova disciplina che ha già un nome: Ictr, vale a dire tecnologie dell’informazione e della comunicazione e robotica.
E poiché si punta a una produzione su scala industriale nel giro di pochi anni, i nuovi robot dovranno essere anche eco-compatibili, costruiti con materiali riciclabili.
Dovranno poi avere batterie più economiche: si lavora su celle a combustibile più sicure di quelle tradizionali, ma anche sul metanolo. In quest’ultimo caso, per ricaricare i robot basterebbe introdurre il liquido nel serbatoio.
Daniela Gabriele