Su un palco nudo, con scenografia ridotta all’essenziale, due donne sedute al tavolino d’un bar si confrontano, in aristotelica unità di tempo, luogo e azione. Fuori,il caos della Roma da sempre corrotta,umiliata, disorientata fa da ucronico sfondo al dialogo tra le due: due artiste del XVI-XVII secolo che nella vita, in realtà, non potevano incontrarsi, essendo la seconda nata tre anni prima dell’altra. Si tratta di Artemisia Gentileschi (1593-1663), figlia del grande pittore Orazio, e di Marietta Robusti (1554- 1590), figlia di Jacopo Robusti, piu’ noto come il Tintoretto.
Due forti personalità (Marietta, però, e’ senz’altro piu’ fragile),accomunate dalla passione per la pittura (conclamata nel caso di Artemisia, autrice di opere universalmente note come “Susanna e i vecchioni” e “Giudita che decapita Oloferne“; di piu’ difficile ricostruzione per la seconda, che nel dipingere fu spesso oscurata dai piu’ celebri padre e fratello).E dallo stesso, difficile rapporto col genitore, tormentato e dai risvolti quasi “giocastici”. Ambedue, infine profondamente segnate da eventi negativi. Lo stupro subito a diciott’anni, ad opera del pittore Agostino Tassi, amico del padre, per Artemisia (fatto ricostruito in un processo penale che – quasi come, in passato, per Beatrice Cenci – divise fortemente l’opinione pubblica tra difensori della pittrice, simbolo femminista “ante litteram,”, e suoi detrattori); la morte, a soli undici anni, dell’unico figlio Jacometto per Marietta.
Rivivono,le due artiste ( riuscendo piu’ a confrontarsi, anche aspramente, che a diventare amiche), sul palcoscenico del teatro romano “Tor di Nona” di Via degli Acquasparta: proprio nel cuore di quella Roma rinascimentale, fatta di palazzi, cardinali e torbidi intrighi che vide le gesta dei Gentileschi e del Caravaggio, di Filippo Neri e di Giordano Bruno, di Scipione Borghese e di Cristina di Svezia. Nella pièce “Assenzio” (è la trasgressiva bevanda che le due inutilmente aspettano, un po’ come in una gag futurista, per ore al bar), “Artemisia Gentileschi e Marietta Tintoretto al bar”: sino al 15 marzo, alla Sala “Strasberg” del “Tor di Nona”, appunto. Autrice, Maria Inversi, interprete, scrittrice e regista teatrale, già autrice di spettacoli multimediali e di saggi centrati su problematiche femminili. Che dirige, per un’ora e un quarto circa, Elena Aimone, attrice, cantante e pianista( Artemisia), e Giulia Rupi, attrice emergente di teatro e di cinema (Marietta).
In un confronto dai toni ora serrati, ora distesi ma sempre molto moderni, che spazia dalle vicende personali (soprattutto il difficile rapporto coi due “Padri padroni”) ai temi di critica d’arte, dalle atmosfere sociali dell’epoca agli spunti psicanalitici. Ma cosa troveranno, uscendo dal bar, le due rivali/amiche? L’ Urbe di allora, da poco ripresasi dal trauma del “Sacco” del 1527, o quella di oggi,reduce da altri, altrettanto gravi “sacchi” urbanistici, ambientali, civili, ma indiscutibilmente corresponsabile dello scempio?
di Fabrizio Federici