“La Russia fra l’Europa e l’ Asia“: diciamo, semplificando, le eterne oscillazioni dell’orso russo tra Mediterraneo e Pacifico, e tra Asia Centrale ed Estremo Nord siberiano (dove,da decenni, Mosca starebbe preparando una serie di segretissime basi, da usare come trampolino per una possibile colonizzazione dello spazio). Questo il tema dell’incontro promosso, alla Sala della Regina della Camera dei Deputati, dalla “Rivista di Studi Politici Internazionali“, per l’uscita dell’ultimo numero, dedicato appunto al “Pianeta Russia“. “Un pianeta– ha rilevato, in apertura, Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissione Esteri e Comunità Europee della Camera – su cui la classe politica italiana non ha ancora le idee molto chiare. Non sottovalutiamo, in questa Russia di Putin e in Putin specialmente, il ruolo che gioca, da un lato, la nostalgia per la vecchia URSS: non per il comunismo in sè, ma per la perduta dimensione di superpotenza. Dall’altro, la sensazione di accerchiamento internazionale che pervade ogi l’opinione pubblica russa“. “Sensazione– ha aggiunto Massimo Castaldo, ambasciatore italiano emerito a Belgrado – che a volte porta i governanti di questo Paese quasi a perdere la testa: non dimentichiamo la recente uscita di Putin, in una tv di sua proprietà, sulla persistente capacità russa di ridurre addirittura in cenere gli USA con le armi nucleari.Dopo che la stampa di questo Paese, accusando l’ Occidente per le vicende in Ucraina, aveva resuscitato la storica sindrome russa d’un possibile attacco occidentale dal mar Nero, come ai tempi della Guerra di Crimea“.
“Siamo di fronte, in ogni caso“, ha rilevato Alessandro Duce, docente all’Università di Parma,”a un nuovo attivismo diplomatico russo, su più fronti. Come emerge anche dalla recente creazione (settembre scorso) della SCO, la cosiddetta “NATO asiatica”: quell’alleanza a 7, tra Russia, Cina, quattro repubbliche asiatiche ex-sovietiche ed Iran, volta ufficialmente contro terrorismo, separatismo ed estremismo islamico, ma che, di fatto, forse segna l’inizio della fine dell’egemonia mondiale USA“. “In tutto questo, purtroppo“,ha sottolineato Marco Ricceri, segretario generale dell’ EURISPES, il qualificato ente di ricerca sociale presieduto da Gian Maria Fara,”l’ Unione Europea continua a brillare per la sua assenza, e proprio sul piano che le sarebbe piu’ congeniale, quello della cooperazione economica. Basti pensare a quel grande progetto di corridoio transeuro-asiatico(con linee ferroviarie, autostrade e adeguate infrastrutture), da Vladivostok alla Cina e ad Occidente, lungo la storica “Via della seta”, la cui realizzazione è partita ormai da 3 anni: e per il quale, tuttavia, nonostante le persistenti richieste russe, non si riesce ad avviare un serio partenariato economico euro-russo“.
Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore e ministro degli Esteri emerito,ha evidenziato la tendenza dei mass-media russi ad accusare USA ed Europa, negli ultimi giorni, addirittura per l’omicidio di Boris Nemtsov. Che sarebbe stato una sorta di 11 settembre russo, orchestrato dall’ Occidente: il preludio a una destabilizzazione della Russia, destinata – nei perfidi piani statunitensi – a seguire quello che è stato, dal 2001 in poi, il destino di Afghanistan, Iraq, Egitto, Siria e Libia. “Ci vuole una controffensiva della verità; mentre, a quarant’anni dall’ Atto di Helsinki del ’75, è indispensabile fissare un nuovo sistema di sicurezza europeo“. Tatiana Zonowa, docente all’ Università statale di Mosca,ha illustrato le direttrici della nuova diplomazia russa nel Mediterraneo. Con la recente acquisizione d’una base navale anche a Cipro (dopo Tartus in Siria), gli accordi di cooperazione con Egitto (come ai tempi di Nasser) e Turchia (qui, dopo secoli
d’inimicizia): e quelli, possibili, con l’Occidente, contro terrorismo e pirateria, e per il controllo dello scacchiere libico, contro possibili “avventure marittime” dell’ ISIS.
“Si tratta allora – ha aggiunto Enrico Molinaro, presidente dell’ Associazione “Prospettive Mediterranee” – d’utilizzare le potenzialità positive di quest’attivismo: ad esempio, con una partecipazione russa a quel “Piano Marshall” per lo sviluppo del Medio Oriente,di cui s’è discusso ultimamente, con la partecipazione di esperti sia israeliani che palestinesi,alla Farnesina, per iniziativa appunto della mia associazione“.
In chiusura,Valeria Piacentini, docente all’ Università Cattolica del Sacro Cuore, s’ è soffermata sulle 5 Repubbliche ex-sovietiche dell’ Asia Centrale, sempre oscillanti tra lusinghe russe e penetrazione economico-finanziaria europea e turca. Maria Grazia Melchionni, direttrice della “Rivista di Studi Politici Internazionali”, ha evidenziato l’indispensabilità, storica e geopolitica, d’una partnership strategica euro-russa: proprio per bilanciare adeguatamente quella atlantica.Tornerebbe, allora, profondamente rivisto (in chiave anzitutto di Europa comunitaria), il vecchio sogno di De Gaulle – ripreso, anni fa, dallo stesso Giovanni Paolo II – dell’ Europa “da Brest” ( sull’ Atlantico) “a Brest” (Brest-Litovsk in Bielorussia).
di Fabrizio Federici