ROMA – Nell’odierna udienza in Piazza San Pietro il Papa si è soffermato a parlare del Triduo pasquale e ha spiegato che esso è il culmine dell’anno liturgico.
“Il Triduo pasquale – ha sottolineato – si apre domani che è Giovedì Santo. Si apre nel pomeriggio con la commemorazione dell’Ultima Cena. Gesù, nella vigilia della sua passione, offrì al Padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino e, donandoli in nutrimento agli Apostoli, comandò loro di perpetuarne l’offerta in sua memoria. Il Vangelo di questa celebrazione, ricordando la lavanda dei piedi, esprime il medesimo significato dell’Eucaristia sotto un’altra prospettiva. Gesù, come un servo, lava i piedi di Pietro e degli altri undici discepoli. Con questo gesto profetico, Egli esprime il senso della sua vita e della sua passione, quale servizio a Dio e ai fratelli. Questo è avvenuto anche nel nostro Battesimo, quando la grazia di Dio ci ha lavato dal peccato e ci siamo rivestiti di Cristo. Questo avviene ogni volta che facciamo il memoriale del Signore nell’Eucaristia. Se ci accostiamo alla Santa Comunione senza essere sinceramente disposti a lavarci i piedi gli uni agli altri, noi non riconosciamo il Corpo del Signore. E’ il servizio di Gesù donando se stesso, totalmente.
Poi, dopo domani, nella liturgia del Venerdì Santo meditiamo il mistero della morte di Cristo e adoriamo la Croce. Negli ultimi istanti di vita, prima di consegnare lo spirito al Padre, Gesù disse: “E’ compiuto!”. Questa parola significa che l’opera della salvezza è compiuta, che tutte le Scritture trovano il loro pieno compimento nell’amore del Cristo, Agnello immolato. Gesù, col suo Sacrificio, ha trasformato la più grande iniquità nel più grande amore. Nel corso dei secoli ci sono stati uomini e donne che con la testimonianza della loro esistenza hanno dato un raggio di questo amore perfetto, pieno, incontaminato”.
Ernesto De Benedictis