Si è conclusa ieri con grande successo di pubblico “ Tre oci Tre mostre”, format di successo giunto alla terza edizione, che ha inaugurato la stagione espositiva 2015 della Casa dei Tre Oci, dedicata alla fotografia. Un percorso di ricerca articolato su più livelli, che propone anche quest’anno un percorso visivo di confronto tra i linguaggi contemporanei e la grande tradizione della fotografia veneziana. La mostra è stata realizzata con Civita Tre Venezie in collaborazione con Veneto Banca e Grafica Veneta secondo un progetto di Fondazione Venezia e Polymnia Venezia, in una location particolare “la Casa dei tre Oci” uno stupendo Palazzo sull’isola della Giudecca affacciato sul Canal Grande, splendida testimonianza dell’architettura neogotica veneziana dei primi del Novecento, divenuto Casa della cultura e Centro per la fotografia e per l’Arte contemporanea.
“Sguardi privati –Sessanta ritratti italiani”, “Le gallerie veneziane e la fotografia” e “Quel che resta del giorno” tre esposizioni diverse fra loro nel tentativo di interpretare l’essenza della fotografia di oggi in una logica che si muove verso il superamento dei generi e la trasversalità. Una fotografia capace di interpretare l’idea del cambiamento senza appartenere a scuole di pensiero precostituito.
«Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate», cosi ha dichiarato Diane Arbus, la fotografa statunitense di origini russe, deceduta negli anni settanta. Come asserito da Denis Curti, Direttore della Casa dei Tre Oci :«Questa affermazione della Arbus è alla base della mia passione e del mio interesse quotidiano per la fotografia. Credo che questa breve riflessione ci possa servire per mettere in evidenza una delle peculiarità più interessanti del fare immagini: la fotografia serve per farci vedere, e quindi scoprire, quello che non riusciamo a vedere con gli occhi». E qui , prosegue Curti mi viene in mente il grande Ando Gilardi che con sapiente sintesi dice: «..scrivere di fotografia è difficile, molto difficile….Per scrivere di pittura non occorre aver dipinto, ma per scrivere di chirurgia bisogna aver fatto il chirurgo. E la fotografia è un’operazione chirugica, la macchina è un bisturi, la camera oscura una sala operatoria..».
« … Fare fotografia ..[..]… significa far proprio un pezzo di mondo per poi restituirlo a chi vuole vedere e conoscere. E’ dunque il tema della consapevolezza che pervade i lavori proposti dai galleristi veneziani. Ognuno di questi autori in modi diversi, con tecniche e formati differenti, su temi e questioni inedite o conosciute , dichiara il proprio punto di vista. Prende posizione e trasforma lo sguardo in sentimento. Questa la differenza tra l’approccio documentario e l’assunzione di responsabilità. Questo il compito vero della fotografia» conclude Denis Curti, il Direttore Artistico della Casa dei Tre Oci.
Al pianterreno le fotografie di Francesco Maria Colombo :“ Sguardi privati. Sessanta ritratti italiani”, di noti attori, filosofi, musicisti, scrittori e scienziati, tutti colti nel proprio contesto; nei saloni del piano nobile: “Le gallerie veneziane e la fotografia” esempi selezionati da 6 gallerie veneziane che da sempre hanno operato nel campo della fotografia. Approfondire la conoscenza, lo studio e la valorizzazione della cultura fotografica in un territorio, come quello di Venezia, molto legato per ragioni storiche alla fotografia, è tra gli obiettivi principali della Casa dei Tre Oci. Tra le Gallerie presenti: Bugno Art Gallery ha scelto noti fotografi come il veneziano Luca Campigotto ed il milanese Paolo Ventura operante a New York. Due grandi maestri accomunati da una sensibilità particolare verso il tema della guerra. A questi si è aggiunto Andrea Morucchio, visual artist veneziano.
Ikona Gallery, fondata da Živa Kraus nel 1979, la prima galleria veneziana a occuparsi di fotografia, ha proposto invece, accanto a maestri come Helmut Newton o William Klein, alcuni fotografi emergenti, tra cui il giovane veneziano Davide Weber. Giorgio Mastinu Fine Art si è confrontata con le altre, con una sfida ardita, quella di fare fotografia “senza fotografi” , ovvero presentando una serie di fotografie anonime raccolte in giro per il mondo dalla fine dell’800 fino agli anni ’70. Sul grande Gabriele Basilico, artista italiano recentemente scomparso , si è focalizzata la scelta della Galleria Michela Rizzo. La Salizada Galleria ha affiancato a Luisa Menazzi Moretti, con una fotografia di frammenti e dettagli dalla consistenza quasi pittorica, uno dei più importanti fotografi italiani, Elio Ciol. Per concludere la Galleria Upp ha presentato Michal Martychowiec – il grande artista polacco che riflette sulla memoria individuale, e Rachele Maistrello, una giovane artista veneta incline ad un tipo di fotografia orientata verso la performance.
Al secondo piano, erano presenti tre mostre curate dallo storico circolo fotografico veneziano La Gondola. Quel che resta del giorno, riprendendo il titolo di un fortunato film di James Ivory, è il tema che ha visto riflettere quest’anno 31 soci del Circolo. La chiave di lettura è “quel che resta” come memoria personale formata non già dagli avvenimenti più importanti di una vita ma dai piccoli dettagli, di cui rendere partecipe lo spettatore. Una stanza era dedicata ai vincitori della lettura portfolio che si è tenuta nel gennaio 2014 ai Tre Oci, Momenti decisivi. Tre gli autori selezionati: Bianco, con il lavoro Faces, Elisa Gambino, con Figli del Vento, Monia Perissinotto con Havana. Ad arricchire l’offerta espositiva, La Gondola ha scelto di presentare quest’anno L’Italia positiva di Stefano Robino. Fotografie 1951-1969, il reporter reso celebre dai progetti fotografici dedicati all’ambiente di lavoro, la FIAT Grandi Motori. Nelle parole del Presidente del Circolo Fotografico La Gondola, Manfredo Manfroi : «conclusa da tempo la parabola produttiva, una consapevole rilettura critica è oggi in grado di rivalutare l’opera di Robino e assegnargli lo spazio che merita nella storia della fotografia italiana; un peso non indifferente, una traccia sicura ed originale che forse ci riserva ancora delle sorprese ».
Ai “Tre Oci” la fotografia ha trovato la propria casa grazie a mostre, workshop, seminari, laboratori, convegni, e importanti esposizioni monografiche dei grandi maestri della scena internazionale; ed anche per tutto il 2015 è previsto un programma molto ricco, interessante e stimolante.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni : +39 041 2412332 / 041 2414022 email: info@treoci.org; www.treoci.org
di Daniela Paties Montagner