“Ho iniziato per gioco, usando e scoprendo una fantasia che non sapevo neanche di avere”. Esordisce così Annamaria Figliolini, romana di origine, ma residente a Monterotondo dal 1983. Dallo scorso autunno, insieme a Serenella Zoroddu, oggi residente nella Sabina, a Palombara, di origini sarde, ha iniziato a creare oggetti di bigiotteria artistica.
Entrambe mamme, entrambe quotidianamente impegnate nella cura per la propria famiglia le due donne hanno scoperto di avere delle capacità artigianali-artistiche che hanno riversato nella lavorazione del Kato Polyclay, una pasta polimerica con cui oggi realizzano i loro manufatti che espongono nei mercatini artigianali.
“Ho conosciuto questo materiale a luglio, grazie ad una mia amica -spiega Annamaria- Sono rimasta veramente colpita dagli oggetti che lei realizzava ed ho pensato di mettermi alla prova, coinvolgendo anche Serenella”. Inizia così per le due donne un percorso creativo che le porta a realizzare interamente a mano -la pasta deve essere lavorata e cotta prima di essere dipinta, glitterata, arricchita con mosaici o altro- piccoli oggetti di bigiotteria. Un lavoro minuzioso che richiede tempo e cura per i minimi particolari. “Quando Annamaria mi ha illustrato la sua idea mi è subito piaciuta -commenta Serenella- ed ho deciso di intraprendere questo percorso con lei”.
La creatività sicuramente, ma anche la dedizione caratterizzano queste due mamme solari e determinate. “C’è la casa, ci sono i figli e gli impegni quotidiani -spiega Serenella- quindi cerchiamo di ricavarci qualche momento durante la giornata per lavorare alle nostre creazioni, che sia la mattina o nelle ore notturne”.
Lo scorso novembre la prima partecipazione ad un mercatino artigianale che per loro è stato un salto nel vuoto. “C’era il dubbio che le nostre creazioni non piacessero -dice Annamaria- Ma, fortunatamente, abbiamo ricevuto molti commenti positivi”. L’inizio non è stato certo facilissimo, dati anche i costi dei materiali. “Dobbiamo dire che il sostegno di amici e parenti è stato fondamentale per noi” aggiunge.
E poi c’è l’ingegnosità. Progettano, plasmano e assemblano le loro realizzazioni utilizzando strumenti di uso quotidiano. Così come accade per i supporti delle loro esposizioni che costruiscono trasformando e modellando gli oggetti a loro disposizione. “Impariamo costantemente qualcosa di nuovo -concludono- Ci confrontiamo e cerchiamo di apprendere tecniche differenti per realizzare prodotti sempre nuovi e, naturalmente, unici”.