Il secolo della socialdemocrazia. Questa,senza alcuna superbia, ci sembra la miglior definizione sintetica del Novecento, in positivo ( essendoci già ampiamente, per il negativo, le stragi di massa).Il secolo in cui la dialettica tra capitalismo moderno e movimento operaio ha permesso la trasformazione dello Stato moderno: da mero strumento del dominio di classe (come intuito dall’uomo di Treviri)a realtà sempre piu’ complessa e articolata, in cui tutte le istanze sociali, lottando, devono trovare adeguata rappresentanza (come previsto, invece, dal “Marx della borghesia“, Max Weber).In questo grande processo, determinante,nelle democrazie industriali, è stato il ruolo del socialismo democratico e riformista, e della socialdemocrazia, sua naturale erede.
Appunto a questi temi, con particolare attenzione alle grandi esperienze di Inghilterra, Paesi scandinavi, Germania e Austria, è dedicato il saggio di Giuseppe Averardi,senatore emerito, giornalista (a lungo direttore della testata “Ragionamenti Storia“) e storico “Socialdemocrazia-L’altra voce dell’ Europa” (Prefazione di Franco Ferrarotti, Roma, Data News, 2014): che sarà presentato giovedì 23 aprile, alle 17,30, alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’ Università Roma Tre (in Via Milazzo 11/b). Relatori: Carlo Felice Casula,docente di Storia Contemporanea a Roma Tre, Roberto Cipriani, sociologo, Presidente emerito dell’ Associazione Italiana di Sociologia, e Fabrizio Federici, giornalista, collaboratore di questa testata.Su tutto il dibattito, l’aleggiare d’un interrogativo imbarazzante: e l’Italia, dalle dominazioni straniere e la Controriforma (col loro pesante corredo di servilismo, opportunismo, esaltazione del potere) alle violente lotte interne del Novecento, a Turati, Gramsci, Togliatti,Nenni,Craxi, sino a…Renzi?
di Fabrizio Federici