Ti stringe la mano mentre ti accoglie con un sorriso luminoso e raffinato. Modella sulle passerelle milanesi a quindici anni, immersa nel mondo dell’arte ancor prima, incontriamo Flavia Mantovan a Ladispoli, cittadina del litorale laziale in cui è cresciuta -con intervalli di viaggio in diverse parti del mondo- e in cui attualmente risiede.
Lei è tra i protagonisti di una delle foto dell’artista americano David LaChapelle. Opera attualmente visibile nella mostra “Dopo il Diluvio” a cura di Gianni Mercurio, inaugurata lo scorso 30 aprile al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Un incontro, quello tra la modella e il noto fotografo, avvenuto nel 2006. In una giornata di pioggia di settembre su un autobus a Roma, incontra casualmente un amico che le chiede di accompagnarlo a vedere la presentazione del film documentario ‘Rize’ di LaChapelle a Palazzo Venezia. “Il filmato era bellissimo” commenta Flavia “Alla fine della presentazione mi sono trovata vicina all’artista e mi sono congratulata con lui”.
Inizia da qui l’avventura americana della giovane modella. “Mi ha detto che avevo un bel viso e mi ha chiesto di posare per una delle sue foto. Io ho accettato”. Ad ottobre arriva il biglietto per l’aereo diretto negli Stati Uniti. Destinazione: Los Angeles. “Qui LaChapelle ha ricostruito il suo diluvio universale” illustra la Mantovan. A precedere lo scatto un complesso e minuzioso lavoro di preparazione: “Ci sono molte persone che si occupano dell’allestimento, assistenti e artisti, estetisti e parrucchieri che preparano i modelli”. L’immersione nella scena è totale. “Mentre posavamo la scenografia si arricchiva di musiche, effetti sonori, enormi getti d’acqua -racconta- Il suo lavoro è come quello di un regista, c’è pathos”.
Dopo Los Angeles arrivano le Hawaii. Qui LaChapelle chiede a Flavia di soggiornare nel suo ranch, insieme ad altri modelli, per un nuovo progetto. “Per due mesi ho vissuto completamente immersa nella natura -spiega- una natura rigogliosa e potente che appare ogni giorno in mutazione e in crescita”. Sulle isole la Mantovan prosegue anche il suo percorso pittorico e proprio da questo contatto diretto con l’ambiente del luogo nasce la serie “Paradiso Perduto”.
Quella della salvaguardia dell’ecosistema è una tematica sulla quale l’artista si sofferma e aggiunge: “L’ambiente è un tema caro a LaChapelle, il leitmotiv di molte sue foto è l’impegno a rispettarlo -dice- In America il problema dell’inquinamento si avverte sicuramente di più”.
Dopo l’esperienza a Maui decide di trasferirsi a New York. Qui entra in contatto con gli ambienti artistici della Grande Mela: “Ho esposto al Collective Hardware in una mostra curata da Ronnie Cutrone, uno dei più importanti assistenti di Andy Warhol”. Un soggiorno di due anni sicuramente importante: “A New York danno molto spazio ai giovani -prosegue- C’è gente che crede nell’arte, che la espone”.
Colta, laureata in Economia, da quando, da bambina, prende per la prima volta pennelli e acquarelli in mano non lascia più la strada della pittura. Un’eredità acquisita dal nonno prima e dal padre poi, come spiega. Dopo i ritratti di star e personaggi dello sport, inaugura con la serie ‘Facce di mafiosi’ il Museo della Mafia ideato da Vittorio Sgarbi per Salemi e partecipa poi alla 54ma Biennale di Venezia. “Mi piace che la mia arte sia capita e amata da tutti -commenta- L’artista, secondo me, deve comunicare più che può. In un quadro è necessario che ci sia un messaggio, altrimenti è inutile realizzarlo”. Emblematico il titolo della nuova serie già pronta nel suo studio: “Chi ha affamato il mondo”.
L’esperienza con LaChapelle ha rappresentato una crescita per il suo percorso artistico: “Ho conosciuto direttamente la persona, il genio e non un mito –conclude- È un artista che esercita un forte richiamo mediatico anche per i giovani: sono moltissimi quelli che seguono la sua opera e visitano le sue mostre. Sul lavoro è una persona estremamente precisa, che sa esattamente cosa vuole. Un grande artista che mi ha insegnato ad avere più fiducia nella mia pittura, ad avere più libertà. Per me è un vero maestro”.