Il 29 maggio ricorrono i trent’anni della tragedia del Settore Z dell’Heysel, un avvenimento che per molti ha segnato un solco nella concezione di calcio inteso come sport. Per molti che a quei tempi erano ragazzi, è stato il giorno in cui il calcio ha definitivamente perso la sua innocenza, innocenza travolta dalla violenza degli hooligans e dall’inefficienza di chi doveva preoccuparsi della sicurezza dei tifosi e l’inadeguatezza strutturale dell’impianto.
La strage dell’Heysel è avvenuta il 29 maggio 1985, pochi minuti prima dell’inizio della finale della Coppa dei Campioni tra Juventus e il Liverpool proprio a Bruxelles nel cuore dell’Unione europea. In quella notte disperata persero la vita 39 persone, 32 italiani, e rimasero feriti oltre 600 tifosi.
Oggi Juventus e Liverpool ricordano quella drammatica serata. La Juve sul proprio sito scrive “Doveva essere un momento di festa, di attesa, di tensione sportiva. Si è trasformato in tragedia. … Trentanove famiglie furono segnate per sempre da un dolore che non riusciamo neanche ad immaginare. Quanto accadde quella sera è scolpito nella memoria di qualsiasi tifoso. Di coloro che erano presenti a Bruxelles, di chi era seduto davanti alla tv, anche di chi allora era troppo giovane o magari non era ancora nato … Mai più “. Sul sito ufficiale del Liverpool si legge “I nostri pensieri vanno alle famiglie dei 39 tifosi che persero la loro vita nella tragedia dell’Heysel di 30 anni fa”.
Se andiamo a scavare nel passato, il crollo delle balaustre del settore Z dell’Heysel, dove erano assiepate pacifiche intere famiglie precipitate al suolo o schiacciate dalla calca provocata dagli Hooligans, scopriamo che molte, troppe sono state le tragedie del calcio.
Il primo tragico evento legato al pallone data addirittura il 1902: Ibrox Park, stadio dei Rangers Glasgow, in questo caso sede di una caldissima Scozia-Inghilterra. Improvvisamente durante l’incontro, la tribuna in legno appena costruita cede e i tifosi precipitano da una decina di metri: 25 morti. Di nuovo questo stesso stadio fu funestato nel 1971 da un altro disastro che causò per schiacciamento e soffocamento la morte di 66 persone.
Un altro incidente avviene nel 1964 a Lima, dove è in programma Perù-Argentina partita da sempre molto sentita: gli andini stanno perdendo, ma a 6′ dalla fine, pareggiano. Il gol viene annullato e scoppia il putiferio. Per placare gli animi la polizia spara lacrimogeni all’impazzata. Gli spettatori si accalcano ai cancelli dell’impianto nel tentativo di uscire ma questi erano stati chiusi a chiave per impedire ai tifosi rimasti senza biglietto di entrare allo stadio. Le vittime muoiono per asfissia e schiacciamento contro le recinzioni spinti dalla folla in preda al panico. 324 morti il bilancio, la tragedia più grande di sempre.
Il 15 maggio del 1989 a Sheffield, stadio Hillsborough, quello del Wednesday, pochi minuti dopo l’inizio della semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest, 94 tifosi muoiono schiacciati da altri tifosi che cercano di entrare nello stadio senza biglietto.
Si potrebbe continuare raccontando altri eventi e altrettante tragedie avvenute su un campo di calcio a causa di comportamenti violenti dei tifosi, delle forze dell’ordine, dell’inadeguatezza e la pericolosità delle strutture sportive. Un parente delle vittime dell’Heysel, Fabio Landini, chiede di «Ricordare, ricordare per allenare la memoria e non essere dimenticati». Queste stragi nella loro drammaticità devono essere tenute sempre presenti e soprattutto non devono essere considerate lontane anni luce come invece a volte sembra di percepire.
Il nostro pensiero va a Vincenzo Paparelli Stefano Vezzani, Andrea Vitone, Stefano Furlan, Marco Fonghessi, Giuseppe Tomasetti, Nazzareno Filippini, Antonio de Falchi, Salvatore Moschella, Vincenzo Spagnolo, Fabio di Maio, Simone Vitale, Ciro Lioi, Carmine Alfieri, Giuseppe Diodato, Antonino Currò, Ermanno Licersi, Filippo Raciti, Gabriele Sandri, Ciro Esposito. Morti per la violenza negli stadi.