Ricorre oggi l’anniversario della morte di Rino Gaetano, all’anagrafe Salvatore Antonio Gaetano (Crotone, 29 ottobre 1950 – Roma, 2 giugno 1981), cantautore eclettico e irriverente. Il suo ricordo non si è mai affievolito in quel pubblico che lo amava, lo ama e, ancora oggi, ascolta le sue canzoni che, a più di trent’anni di distanza, risultano più attuali che mai.
La sua famiglia, originaria di Cutro (KR), si trasferisce a Roma per motivi legati al lavoro dei genitori. Dopo aver studiato nel seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni, in provincia di Terni, il giovane Rino rientra a Roma nel 1967 e, l’anno seguente, fonda insieme a un gruppo di amici i Krounks.
Inizialmente Gaetano suona il basso e inizia a scrivere le sue canzoni.
I suoi punti di riferimento musicali iniziali sono cantanti italiani come Jannacci, De André, Celentano e Ricky Gianco, ma senza perdere di vista star del calibro di Bob Dylan e Beatles.
Punto fondamentale della sua carriera fu l’inizio della frequentazione del famoso Folkstudio, noto locale romano, dove iniziarono le carriere di molti giovani artisti tra cui Antonello Venditti e Francesco De Gregori.
È proprio in questo contesto che Rino Gaetano inizia ad essere notato per le sue caratteristiche: l’ironia tagliente e il suo modo di cantare con quella voce ruvida e rabbiosa, che lo contraddistingueranno nella sua carriera e saranno un tratto distintivo della sua unicità artistica.
Allo stesso tempo però queste sue peculiarità saranno motivo di scontro nell’ambiente come ricorderà lo stesso Gaetano:
«Già quando cantavo al Folkstudio ero al centro di certe discussioni… Insomma molti non volevano che io facessi i miei pezzi perché, dicevano, sembrava che volessi prendere in giro tutti.»
La percezione che si aveva di Rino Gaetano e delle sue canzoni all’epoca è espressa bene nelle parole di un altro dei suoi amici storici, Ernesto Bassignano:
«Adottava uno stile atipico, buffonesco, ma non faceva cabaret. Dissacrava continuamente il pop e, per tutti questi motivi, risultava improponibile per il pubblico del Folkstudio.»
Diplomato in ragioneria, ma non intenzionato a seguire quella strada, nel 1972 si iscrive alla S.I.A.E, conosce Vincenzo Micocci, proprietario della casa discografica It e, nello stesso anno, incide un primo 45 giri con l’etichetta discografica milanese Produttori Associati, contenente i brani Jacqueline e La ballata di Renzo, ma il disco non sarà mai stampato.
Nel 1973 Gaetano incide un 45 giri con la It, I Love You Maryanna/Jacqueline, prodotto da RosVeMon (acronimo delle iniziali dei cognomi di Aurelio Rossitto, Antonello Venditti, e Pietro Montanari). Inizialmente Rino firma il singolo con lo pseudonimo di Kammamuri’s, noto personaggio dei Pirati della Malesia di Salgari. Secondo Micocci la scelta di utilizzare uno pseudonimo era frutto della timidezza e dell’insicurezza di Rino. Il cantautore non era convinto riguardo alle sue abilità canore. Gaetano non era particolarmente intonato, basti pensare che ai tempi delle medie, a Narni, fu escluso dal coro del Seminario, ma è stato, secondo molti esperti del settore, proprio il suo modo di cantare naturale e ‘sporco‘ un tratto distintivo della sua originalità. Lo stesso Micocci ricorda:
«Si considerava un autore, non un cantante. Era convinto di non avere una bella voce, tanto che dopo l’uscita di I Love You Maryanna, quando fu l’ora di incidere il primo album, venne a dirmi che sarebbe stato meglio far cantare le sue canzoni a un amico. Io, naturalmente, mi misi a ridere e lo mandai in studio.»
Sicuramente lo spartiacque della sua carriera sarà la sua partecipazione al Festival di Sanremo.
L’idea di portare Gaetano al Festival partì da Vittorio Salvetti, inventore del Festivalbar e da Ennio Melis, direttore artistico della RCA. Gaetano all’inizio era alquanto scettico in merito a questa possibilità. Fu però convinto dalle varie pressioni da parte della RCA e dalla convinzione che si trattasse di un’occasione da non perdere. Quando la voce iniziò a diffondersi furono molteplici le reazioni: in quegli anni infatti, per un cantautore, la partecipazione a Sanremo equivaleva a una sorta di tradimento. In molti provarono, senza successo, a dissuaderlo dal proposito di partecipare al Festival. Gaetano voleva presentare la canzone Nuntereggae più, subito scartata dalla RCA per via del lungo elenco di nomi di personaggi noti presente all’interno del testo.
La scelta ricadde così sul brano Gianna, canzone musicalmente più orecchiabile, nonostante le resistenze iniziali di Gaetano, perché la riteneva troppo ‘commerciale‘.
Rino fece il suo ingresso al Festival suonando un ukulele, con un cilindro nero (regalatogli pochi giorni prima da Renato Zero), un frac elegante, un papillon bianco su maglietta a righe bianche e rosse e scarpe da ginnastica.
Con l’esecuzione di Gianna per la prima volta a Sanremo venne pronunciata la parola ‘sesso‘. Così Gaetano descriveva la sua esibizione sul palco dell’Ariston:
«Il Festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po’ alla Carmelo Bene»
La partecipazione a Sanremo segnò decisamente un punto di svolta nella carriera e nella vita del cantautore; nulla sarebbe più stato come prima. Sostiene Andrea Scanzi:
«Gaetano era una supernova. Ha brillato tre anni, dal ’76 di Mio fratello è figlio unico al ’78 di Nuntereggae più. Il successo sanremese di Gianna lo spiazzò, non ebbe il tempo di venirne a capo.»
Seguirà un periodo fatto di alti e bassi nella sua carriera, dischi che non otterranno il successo sperato ed esibizioni live molto diverse da quelle scanzonate e provocatorie dei suoi inizi: le scenografie adesso erano studiate nei minimi dettagli.
Nel 1979, al Discoestate di Rieti, si rese protagonista di una protesta: non accettò il fatto di dover cantare in playback e, quando arrivò il suo turno, invece di far finta di cantare decise di fare l’indifferente e fumarsi una sigaretta.
Ancora una volta la sua natura anticonformista e indomabile la faceva da padrona.
Il 31 maggio 1981 Gaetano fece la sua ultima apparizione in TV cantando E io ci sto nel programma Crazy Bus.
La carriera e la vita di Rino Gaetano si interrompono tragicamente il 2 giugno 1981, all’età di trent’anni in seguito ad un incidente stradale. Già l’8 gennaio un fuoristrada contromano aveva spinto la Volvo di Gaetano contro il guard-rail: il cantante era rimasto incredibilmente illeso, mentre la sua auto veniva completamente distrutta. Rino aveva deciso poi di acquistare una nuova Volvo 343 grigio metallizzato. Quel 2 giugno, verso le tre di notte, dopo una serata passata nei locali, stava tornando a casa, da solo, a bordo della sua auto. Alle 3.55, mentre percorreva via Nomentana, all’incrocio con via Carlo Fea, la sua vettura invadeva la corsia opposta. Il camionista che arrivava nell’altro senso di marcia provò a suonare il clacson, ma l’urto era ormai inevitabile. La parte anteriore e il lato destro della Volvo vennero distrutti, Gaetano batté violentemente la testa contro il vetro e il petto sul volante e perse conoscenza. L’autopsia rivelò un possibile collasso prima dell’incidente mentre il camionista raccontò di aver visto Gaetano accasciarsi di lato e iniziare a sbandare per poi riaprire gli occhi qualche attimo prima dell’impatto.
Gaetano arrivò in coma al Policlinico Umberto I, con fratture alla base cranica, varie ferite a livello della fronte, una frattura molare destra e una sospetta frattura allo sterno. Il medico di turno, il dottor Novelli, tentò invano di trovare un altro ospedale dotato di un reparto di traumatologia cranica. Vennero contattati telefonicamente il San Giovanni, il San Camillo, il CTO della Garbatella, il Policlinico Gemelli e il San Filippo Neri, ma non si riuscì a trovare un posto disponibile. Così, Gaetano alle sei del mattino spirò. Successivamente molte polemiche monteranno per via del mancato ricovero e verrà aperta anche un’inchiesta.
Il 4 giugno ai suoi funerali nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, quella in cui avrebbe dovuto sposarsi da lì a poco, parteciparono parenti, amici, personaggi della musica, dirigenti della RCA e fan. Inizialmente venne sepolto nel piccolo cimitero di Mentana, poi il 17 ottobre venne trasferito al cimitero del Verano, dove si trova tuttora.
Drammaticamente profetiche risultano le parole di La ballata di Renzo, una canzone scritta da Gaetano più di dieci anni prima della morte. Questo brano, soprattutto nella sua versione iniziale, Quando Renzo morì io ero al bar (presente in uno dei quaderni in cui Gaetano raccoglieva le sue canzoni da adolescente), narra la storia di un ragazzo di nome Renzo che muore in circostanze molto simili a quelle del cantautore:
Renzo viene investito da un’auto e muore dopo essere stato rifiutato da molti ospedali di Roma per mancanza di posti, mentre i suoi amici sono al bar. Nella canzone vengono citati alcuni degli ospedali che rifiutarono Gaetano il 2 giugno 1981 per mancanza di letti.
«La strada era buia, s’andò al S. Camillo
e lì non l’accettarono forse per l’orario,
si pregò tutti i santi ma s’andò al S. Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero.»
(da Quando Renzo morì io ero al bar – Rino Gaetano)
ALEX PIERRO
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‘L’altra Faccia della Musica‘ è un appuntamento nel quale incontriamo alcuni tra gli esponenti più importanti del panorama musicale italiano che, con il loro lavoro spesso dietro le quinte, ma non per questo secondario, hanno contribuito – e continuano a contribuire – a rendere grande la musica italiana.
Una carrellata su tutte quelle figure che si occupano di musica: a partire dal progetto musicale, procedendo in tutte le fasi di strutturazione, divulgazione, fruizione e critica, siano esse produttori, giornalisti, manager, avvocati e, perché no, artisti.
Una sorta di radiografia su tutti i mestieri che gravitano intorno all’evanescente mondo della musica, per dare una visione più ampia su cosa c’è dietro a un successo e a una carriera discografica.
Insomma, proveremo a cercare di farci svelare qual è ‘L’altra Faccia della Musica‘.
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