Melania è una giornalista affermata, cinquantenne, da anni sposata con Silvio, medico chirurgo, da cui ha avuto anche due figli. Di mentalità moderna, padrona anche delle nuove tecnologie dell’informazione, Melania però è ancora molto tradizionale nei sentimenti: al punto d’ aver accettato – da innamoratissima del marito – anni di menage familiare con pochissimo spazio dedicato al suo personale rapporto col coniuge, sempre preso da mille impegni di lavoro. Finchè, una sera tardi a casa, Melania non scopre che i tanti impegni del marito, sempre in clinica a lavorare, spesso anche la notte, in realtà servivano anche a coprire la sua storia parallela con un’altra donna, collega di lavoro…
E’ l’incipit de “Il papavero blu” (Roma, Sovera, 2015, pp. 125, €. 12,00): romanzo di Rita D’Andrea, giornalista e scrittrice romana lavorante in una grande azienda del settore informatico, con, all’attivo, già altri cinque romanzi e la raccolta di racconti “Storie”.La storia può sembrare banale, una situazione comune a migliaia di persone, e infinitamente trattata in romanzi e film: ma partendo da queste infedeltà coniugali, l’ Autrice costruisce un intricato nodo di situazioni,rapporti interpersonali, coincidenze e risvolti quasi da giallo. Che avvincono il lettore, portandolo a non potersi piu’ staccare dalle vicende di Melania (colta nel suo presente di donna ferita dal tradimento, che non vorrebbe piu’ storie sentimentali), dell’ex-marito Silvio e della sua nuova compagna, l’intrigante Francesca, di Marco, brillante manager aziendale dalla storia personale simmetrica a quella di Melania (è reduce anche lui dal tradimento del coniuge), e
altri personaggi, tutti legati da un’inaspettata catena di coincidenze. E mentre Melania e Marco s’innamorano fortemente, la storia ruota intorno a un misterioso papavero blu (specie che cresce nei prati montani e sui versanti rocciosi specialmente di Himalaya orientale e Cina occidentale): oggetto di alcuni quadri fortemente legati alla storia familiare di Marco…
Il tutto sullo sfondo d’una Roma colta nei suoi tratti essenziali, distratta ed egoista. Che ricorda, a tratti, quella immortalata da Vincenzo Cerami nello storico “Borghese piccolo piccolo”: ma è la Roma di oggi, tra solitudini urbane, notti fra palazzoni allucinati e monumenti visti da lontano, alla “Grande bellezza”:la “Stupenda e misera città” (per dirla con Pasolini) che è l’ Urbe. Si avverte,in questo romanzo, la conoscenza che l’ Autrice ha dei mille incredibili risvolti dell’animo umano e delle relazioni interpersonali: è giusto, quindi, aspettarla ad altre piu’ impegnative prove.
di Fabrizio Federici