
Roma – Giovedì 2 luglio, verso le ore 18.30, in Via della Lungara, 19 (angolo con Via Salita del Buon Pastore, cui si arriva a piedi dal Lungotevere Farnesina), presso la sede della Casa Internazionale delle Donne, è stato presentato il cortometraggio dal titolo: Cinema Folgore. I luoghi della nostra memoria. Il corto – scritto dal giornalista Riccardo Faiella, qui al suo esordio come regista e co-diretto dal giovane Stefano Camberini – è un viaggio lungo i binari della memoria storica del quartiere Quadraro, oltre che una narrazione rivelatrice della multiculturalità che sempre di più permea tante borgate dell’odierna periferia romana. Multietnicità intesa come ricchezza, valore aggiunto, confronto con l’Altro che si apre al ‘diverso’ per contaminarsi positivamente, in modo reciproco, con differenti esperienze, sguardi e prospettive alternative.

La storia prende le mosse dall’amara considerazione che negli anni più recenti molti luoghi di cultura, che in passato hanno animato la socialità del quartiere, oggi hanno lasciato il passo a sale Bingo e ipermercati.
Ma in Via dei Quintili, al Quadraro – periferia sud-est di Roma – c’era una sala cinematografica, il Cinema Folgore appunto, attiva fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, che sebbene abbia cessato la sua attività originaria ha però avuto un destino diverso, in qualche modo più nobile, rispetto a quello di tante altre sale. Poiché dal 1979 si è trasformato in una Chiesa Evangelica Sud Coreana. Un luogo che da ludico è divenuto sacro.

La trama – Eleonora sta svolgendo una ricerca per conto dell’Università, sui luoghi della nostra memoria, fagocitati dalla contemporaneità del Mercato che detta legge e mira solo al profitto economico. Individua uno di questi luoghi nell’ex Cinema Folgore, al Quadraro, non più attivo ormai da quasi mezzo secolo.
Lorenzo, un ragazzo del posto, si è offerto per dare tutte le informazioni possibili alla ragazza. Insieme i due ventenni attendono fuori dalla Chiesa Evangelica un altro ragazzo: un certo Mickey. È lui, in realtà, a conoscere l’intera storia dell’ex cinema. Nell’attesa sfilano diversi residenti della zona, che Lorenzo presenta di volta in volta a Eleonora. La nutrita carrellata di personaggi svela alla ricercatrice la natura profondamente multietnica del quartiere.
Nell’opera prima di Faiella c’è un doppio livello narrativo: il corto intende anche riscoprire e sottolineare le nostre tradizioni, mostrando che esse sono raccontate ai giovani dagli anziani del rione, che ‘irrompono’ qua e là durante la storia, con aneddoti personali legati ai loro ricordi che riguardano l’ex Cinema Folgore.
Le vecchie generazioni trasmettono a quelle giovani saperi, conoscenze ed esperienze di vita. Questo messaggio risuona forte nell’ultima scena, dove il giovane Lorenzo, mentre passeggia su di un marciapiede insieme ad Eleonora, involontariamente urta con la propria spalla quella di Giuseppe Mincuzzi – in arte Er Poeta Metropolitano – che all’impronta, e a muso duro, gli recita la poesia L’aducazzione , di Giuseppe Gioachino Belli. Il doppio messaggio si fonde quindi in uno solo: la coesistenza tra la multietnicità e la memoria delle nostre tradizioni non solo è possibile ma impreziosisce le differenti culture che s’incontrano.
Sia al termine sia all’inizio del cortometraggio, il gruppo (tutto al femminile, data la cornice in cui si è svolto l’evento) Coroincanto, guidato dalla direttrice di coro e compositrice Paula Gallardo Serrao, si è esibito in alcune canzoni di sapore etnico. Infine, agli spettatori è stata offerta una cena a buffet.

Intervista a Riccardo Faiella, autore del cortometraggio
Riccardo, come ti è venuta l’idea del soggetto?
Qualche anno fa, appena ho saputo che là dove c’era il vecchio Cinema Folgore si era insediata questa chiesa evangelica, mi è subito venuta la voglia di raccontare con delle immagini una simile trasformazione: un luogo ludico era diventato un luogo sacro, di culto. A differenza di tante altre sale cinematografiche – che hanno lasciato il posto a sale Bingo e centri commerciali – il Cinema Folgore aveva avuto un destino diverso, più nobile.
Quali sono stati gli eventuali problemi tecnici che hai incontrato?
Quasi tutte le scene sono state girate in esterno. Non avendo grossi mezzi, abbiamo dovuto girare sempre allo stesso orario e con condizioni climatiche stabili, per avere sempre la stessa intensità di luce. E poi nel sonoro ci siamo imbattuti nell’inquinamento acustico che affligge oggi le nostre città. Molte scene le abbiamo dovute girare più volte, interrompendole, per via di autobus, moto e automobili che sfrecciavano incuranti del nostro set da marciapiede.
Parlaci delle testimonianze che hai raccolto.
Ne ho selezionate quattro. Potevano essere di più. Sono state sufficienti. Erano solo a titolo di esempio. Comunque sono state tutte molto importanti e significative.
Il corto ha differenti livelli di lettura. Quali sono le potenzialità narrative che hai voluto esprimere?
La multietnicità è il tema più evidente. Ce ne sono altri, forse meno visibili ma più importanti. Innanzitutto le nostre tradizioni, che devono essere tenute in vita da noi italiani. Non ce lo devono ricordare gli stranieri di seconda generazione, che sicuramente sono più sensibili di noi. Tradizioni che possono essere tramandate da padre in figlio, anche attraverso una poesia di Giuseppe Gioachino Belli, come op, recitata nella scena finale da Giuseppe Mincuzzi a Lorenzo De Santis. Altro messaggio forte è il dialetto romanesco. I luoghi della nostra memoria. L’apertura mentale dimostrata da un giovane come Lorenzo verso altre etnie e altri linguaggi. Il passato che non deve essere dimenticato e neanche considerato a livello di spazzatura. Una scena rende evidente quest’ultima accezione. Angelo Amoretti, un testimone del Cinema Folgore, con barba e capelli bianchi, arriva davanti al portone delle chiesa evangelica uscendo da dietro un secchio dell’immondizia. Gli anziani spesso vengono ritenuti scarti della società, come i nostri rifiuti urbani. Invece, incredibilmente, entrambi sono una ricchezza per la comunità.
Come sei riuscito a contattare i tanti interpreti del cortometraggio?
Tramite cellulare. A parte gli scherzi, non è stato facile. Trenta persone sono tante per un cortometraggio. Le ho scelte tutte con cura, in base a determinate caratteristiche. Avevo scelto anche una badante ucraina. Ma la morte dell’anziano assistito ha fatto saltare la sua partecipazione.
di Pierfrancesco Proietti – pieffepix@tiscali.it
CINEMA FOLGORE. I LUOGHI DELLA NOSTRA MEMORIA, di Riccardo Faiella
Con: Eleonora Aceranti, Lorenzo De Santis, Mickey Khalifa, Angelo Amoretti, Emanuele Faiella,
Veronica Morici, Giorgio Tomicic, Sara Khalifa, Ferruccio Tritoni, Massimiliano Pace, Valeria
Jennings, Juliana dos Santos Ribeiro, Mario Morici, Claudio Simeoni, Leandro Cicetti e il
Coroincanto del M. Paula Gallardo Serrao
e con la partecipazione straordinaria di: Irina Spirlea (7^ al mondo nel WTA Tennis 1997) e
Giuseppe Mincuzzi (Er Poeta Metropolitano)
Montaggio: Stefano Camberini
Fotografia: Stefano Camberini e Riccardo Faiella
Arrangiamenti musicali: Pierfrancesco Pitascio
Regia: Riccardo Faiella e Stefano Camberini
Un ringraziamento particolare per le foto effettuate durante l’evento va a Maria Novella de Luca