Dopo la recente condanna all’Italia per la violazione dei diritti delle coppie omosessuali da parte della Corte di Strasburgo, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, questa mattina (lunedì 10 settembre, ndr) ha assicurato, durante il suo intervento in diretta alla trasmissione Rai “Uno Mattina”, l’impegno del Governo per l’approvazione del testo di legge in Senato sulle Unioni Civili entro il 2015.
L’Associazione Nazionale ANDDOS, il più grande movimento LGBTI italiano con 140.000 iscritti, esprime piena soddisfazione e condivisione per le parole rilasciate dal Ministro Boschi che ha confermato la volontà di raggiungere l’obiettivo annunciato quando la Commissione Giustizia si ritroverà in Senato il prossimo 15 ottobre, ma chiarisce che non abbasserà la guardia accontentandosi solo delle promesse televisive.
“Da sempre andiamo ribadendo – sottolinea il presidente nazionale Mario Marco Canale – che in Italia non possono esistere cittadini di serie A e serie B sul riconoscimento dei diritti o sulle proprie scelte di vita affettive. Niente più differenze, niente più discriminazioni: non accetteremo mediazioni al ribasso per interessi politici o giochi di potere. Solo uguaglianza sul tema diritti”.
“Una specifica formazione sociale”: con questa dicitura, votata in commissione Giustizia al Senato, si definisce la questione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Questa espressione è praticamente una sorta strategica di mediazione compiuta dall’area cattoilica del Partito Democratico con la precisa finalità di dribblare l’equiparazione con l’istituto tradizionale del matrimonio tra uomo e donna: le unioni civili saranno, dunque, un istituto autonomo rispetto al matrimonio. Ma è, comunque, una dicitura che fa discutere.
“Pur non intervenendo sulla sostanza della legge l’emendamento approvato in Commissione Giustizia al pdl Cirinnà sulle Unioni Civili, concretizza le varie discussioni di agosto circa la volontà politica dell’opposizione di sottolineare con forza la distinzione tra matrimonio e unione civile. Sul piano simbolico possiamo dire che l’espressione“formazione sociale specifica” è una brutta definizione, auspichiamo che a questa modifica formale, che incardina definitivamente la legge sull’articolo 2 della Costituzione anziché sull’art. 29, non segua una squallida trattativa al ribasso sui singoli diritti che l’istituto dovrà garantire, che dovranno rimanere quelli del testo base. E’ necessario alzare un argine impenetrabile a qualsiasi trattativa – conclude il presidente di ANDDOS – in quanto, va sempre ricordato, con le unioni civili non si fa una mediazione di interessi, nessuno rinuncia a qualcosa, non togliamo diritti agli altri, bensì vengono garantiti diritti a chi non ne ha e l’intera società ne guadagna godendo di maggiore inclusione e democrazia”.
Marco Tosarello