di Alberto Zei.
Se Roma è la culla dei giovani talenti che si affacciano alla ribalta dello spettacolo teatrale o cinematografico, in senso più generale si può dire che le rappresentazione di prosa raccolgono la maggior parte di coloro che si dedicano a questo tipo di attività.
Vi sono infatti, nella capitale differenti scuole di teatro e di pensiero artistico che si aggiornano, si adeguano (quanto addirittura non creano tendenza) per conferire alle giovani leve dello spettacolo ciò che di più confacente si attaglia ai mutevoli gusti modali della gente.
Ciò vale nel modo di esprimersi e di rendere efficace la piacevolezza del portamento con la padronanza del linguaggio del corpo e con la armonia della voce che è poi quella che dominando la scena, suscita vibrazioni emotive nell’ anima degli spettatori.
I talenti musicali
Per la parata artistica dei talenti musicali la questione è differente, in quanto vi è una vera e propria inflazione di impostazioni vocali. Si tratta per lo più di qualità improvvisate; sono sorti, infatti, diversi centri di raccordo artistico che anziché imprimere l’ impostazione scenica secondo la pubblica attesa, viceversa si adattano a loro, diciamo, alla materia prima degli stessi protagonisti, creando delle “specializzazioni” vocali. La voce nel canto è quella che è, ma esperienza insegna, che la piacevolezza dell’ ascolto può in certi casi, anche prescindere della cacofonia delle armoniche che talvolta costituiscono insieme alle frequenze fondamentali, il timbro particolare della stessa voce di quello o di quell’altro protagonista; timbro che va dal falsetto alla gutturalità, passando attraverso tutte le tipologie intermedie (ognuno ha i propri riferimenti) quando ancora è il messaggio parlato contenuto nel canto che si sintonizza sulla attesa sociale.
Il teatro di prosa
Tornando invece, alla prosa e al teatro che è poi, pur sempre il punto di inizio di tutti i maggiori artisti del mondo, si nota in questi ultimi anni in particolare, che la scelta dei talenti delle giovani leve, non avviene sotto le luci della ribalta in base al risultato del successo ottenuto a Roma nei teatri d’ essay, come accadeva nel passato, neppure troppo lontano.
Vi sono diverse scuole teatrali, che sono poi il preludio di quelle superiori o accademie di “arte drammatica” che impostano molto bene gli allievi sulla cura del portamento e soprattutto sulla impostazione vocale vibrante, udibile senza difficoltà, piacevole nel timbro e nella inflessione della sua musicalità.
La musicalità del timbro vocale
La prestanza fisica, la grazia del portamento o l’avvenenza femminile che di solito accompagnano il talento artistico degli attori di prosa, conferiscono alla suadensa della loro voce quella completezza essenziale che dà risalto nettamente a tutto il resto.
Questo era quanto in Italia e nel mondo avveniva fino a qualche tempo fa. Adesso le cose nel nostro Paese e in particolare a Roma, sono rapidamente cambiate e continuano a cambiare sovvertendo, non certo a caso, quell’ordine naturale dei talenti che emergevano della massa degli aspiranti artisti, per la padronanza dei toni e soprattutto l’ armonia della voce.
Si diceva infatti, dei doppiatori italiani che erano i più bravi del mondo per riuscire a conferire alla loro voce una espressività che rendeva amabilmente inconfondibile un attore proprio per l’ impostazione richiesta dal doppiaggio. Chiunque si ricorderà di attrici e attori stranieri particolarmente amati soprattutto per i loro eloqui mirabilmente doppiati in italiano.
Il talento delle fattezze senza talento
Le cose sono cambiate perché ciò che più conta per le lobby dello spettacolo è il sexappeal e il presunto relativo gradimento sull’impatto di massa soprattutto di “attrici” unicamente di bell’aspetto. Per le carenze artistiche della loro voce improvvisata per l’ occasione e priva delle necessarie inflessioni di fascinosa musicalità, poco male. Si supplisce con un artificio elettronico che conferisce un’altisonanza vocale acquistata con il sussurrio con il microfono incollato sulle labbra.
Questo espediente che ricorre soprattutto nelle fiction ed in particolare nella televisione di Stato e nei film italiani di bassa lega, altera il senso reale delle circostanze sceniche con sussurri e sibili surreali talvolta fastidiosi, anche quando a fronte di riprese concitate all’aperto anziché gridare, i protagonisti bisbigliano come si trovassero in un’aula di esame.
Il solito denaro dei contribuenti
L’impiego di espedienti di questo genere comporta per produttori di pochi scrupoli sensibili risparmi economici anche nell’ affidamento della riproduzione sonora ad estemporanei doppiatori con la tecnica del microfono posizionato sopra la bocca che rende la voce sibilante e appiattita in un bisbiglio privo di timbro.
In questo modo se vi fosse un ente privato che concepisce creazioni artistiche di fiction o di spettacolo di tal genere, realizzate soprattutto con presenze femminili prive di talento artistico ma dotate di altre virtù, potrebbe essere affar suo.
Diversamente però, tutto questo non può essere giustificato quando tale anomalia fa soprattutto capo ai vari canali della televisione di Stato sovvenzionata con il denaro dei contribuenti, o alla produzione di film concepiti con attori improvvisati del genere “sibilante” i cui produttori beneficiano dei contributi pubblici.
Questo tipo di recitazione con il microfono miniaturizzato piazzato sulla bocca, accompagnata dall’ affanno della respirazione, rende tutti quanti ugualmente impantanati in un piattume indifferenziato di timbro e tonalità tanto che in quelle condizioni neppure la madre riuscirebbe a distinguere un figlio per la caratteristica della sua stessa voce.
La mistificazione del talento
D’altra parte le giovani leve che hanno dedicato tempo e denaro per l’ istruzione nel campo artistico della prosa o dello spettacolo, difficilmente riescono a riciclare la loro specifica cultura in altri settori di attività occupazionale quando, per scorciatoie facilmente individuabili, i santuari pubblici dell’arte dello spettacolo saturano a ciclo continuo i posti disponibili con disvalori del genere descritto.
Ma quale talento, allora, quale suadensa, quale piacevolezza vocale, quale virtù artistica professionale si intende valorizzare con un microfono sulle lebbra che rende un eloquio come un bisbiglio all’interno di un confessionale?
Per rispondere a queste domande con il prossimo articolo sull’argomento si andrà invece, a cercare nelle più rappresentative scuole di recitazione di Roma quale è l’ insegnamento più confacente alle aspirazioni dei giovani artisti che si apprestano presentarsi “sotto la luce della ribalta”.