Le dimissioni di Ignazio Marino arrivano in serata, dopo una giornata di abbandoni, tensioni e colpi di scena (vedi link a fine pagina). Dalla redazione dell’ANSA, intorno alle 20.30, la lettera del chirurgo dem ai cittadini romani (vedi link a fine pagina) in cui parla di sfide vinte e fa un breve excursus su come si sia riuscito a portare via «il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso.(…) Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica». Poi aggiunge:«ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria». Marino, in seguito, precisa:«Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune.» Conclude poi, affermando:«non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio».
Maria Anna Chimenti