Affissi in diverse zone della capitale alcuni manifesti omofobi, completamente anonimi, senza loghi e firme, in cui si esorta ad una chiara opposizione verso le unioni civili samesex e verso qualsiasi forma di relativa adozione. Sono stati tappezzati particolarmente i quartieri centrali della città, con affissioni selvagge e non autorizzate, al solo scopo di richiamare l’attenzione politica contro il riconoscimento dei diritti alla comunità Lgbti, un tema molto dibattuto in Senato in queste settimane.
I manifesti non sono certo passati inosservati, provocando un duro commento dell’Associazione Nazionale Anddos, a firma dell’avvocato Antonio Bubici.
“Anche davanti al tribunale civile di Roma è comparso su un cassonetto, non a caso, questo manifesto – spiega l’avvocato Bubici – anche i più distratti o ingenui avranno notato un paio di anomalie anche imbarazzanti sul piano del lessico, ovvero notare che matrimoni e unioni sono cose differenti. In parlamento si discute di unioni, non di “unioni civili gay”, ma tra persone dello stesso sesso, quindi anche tra due donne. Bisogna aprire il vocabolario di tanto in tanto per evitare di scrivere assurdità e sciocchezze. Non solo: la giurisprudenza ha stabilito che l’art. 29 non ostacola i matrimoni tra persone dello stesso sesso, figuriamoci le unioni che matrimoni non lo sono. In questi ridicoli manifesti si scrivono autentici sproloqui. La “legge ha valore pedagogico e culturale”? Pensiamo al “porcellum” di Calderoli quanta cultura può trasudare invece. E poi questi manifesti deliranti non sono neanche firmati, proprio tutti cuor di leone i responsabili: affiggono senza autorizzazioni eludendo le relative imposte. Nonostante ciò hanno poi il coraggio di invocare il rispetto della legge, solamente quando conviene loro. Altro che libera manifestazione del pensiero: abbiamo davanti personaggi di bassissimo profilo che danno fiato alla loro bocca su un cassonetto dell’immondizia”.
Marco Tosarello