Non è una digressione. A malincuore – visto l’argomento trattato – vorrei anticipare l’intervista con una rassegna di titoli dei mass media di questo periodo, fra cui quello degli ultimi giorni:
Momigno, frazione di Marliana, nel Pistoiese, ragazza accoltellata ripetutamente dall’ex-convivente
Nicolosi, Catania: Giordana Di Stefano, massacrata di coltellate in una strada di campagna. Vittima di stalking in passato
Albano Laziale, davanti ad una scuola, uccide la moglie e poi si spara
Terzigno, arrestato l’ex compagno della donna uccisa in strada
Omicidio-suicidio a Brescia, l’uomo, prima, aveva addormentato la fidanzata
Petizione da Parma: in carcere Roberto Colombo, l’omicida di Stefania Cancelliere
Lecce, uccide la moglie in strada e si suicida: si stavano separando
Cagliari, omicidio-suicidio a Quartu: avvocato uccide la moglie e si spara
Procida, antiquaria uccisa dal figlio: spinta per le scale e poi gettata in mare
Crotone: uccide la moglie perché lamentava un malore, arrestato
Omicidio-suicidio a Vitinia, uccide la ex in strada e si toglie la vita
Il Governo e il Parlamento hanno varato importanti misure per la nuova legge sul femminicidio e reati di genere, con inasprimento delle pene e delle misure cautelari: previsto l’arresto in flagranza obbligatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia e di stalking; pene aumentate per i casi in cui la violenza è inferta a persona con cui si ha una relazione – comprendente con questo termine tutti i casi di relazioni affettive oltre alle situazioni di convivenza o di matrimonio; anonimato e modalità protetta per le testimonianze alle vittime; obblighi informativi sull’iter giudiziale e penale; permesso di soggiorno cautelativo per le donne immigrate e espulsione per la parte avversa. Delega alla scuola per quanto riguarda la prevenzione affinchè se ne possano riconoscere in tempo dinamiche e comportamenti identificativi. Le polemiche non mancano: troppe le falle all’atto legislativo legate agli aspetti pratici dell’iter burocratico, ai protocolli di un sistema malsano e contorto, oltre alla mancanza di uomini, mezzi e tecnologie e la semplice registrazione o raccolta sistematica di dati fondamentale per le casistiche determinanti il controllo del fenomeno. Spesso non funziona benissimo la coordinazione tra magistratura, forze dell’ordine, operatori sanitari, istituzioni locali e di volontariato. Si è deficitari di un confronto diretto tra tutti i soggetti che costituiscono la rete sul territorio. Tante le associazioni femminili preposte al conseguimento di una risoluzione all’annoso problema: si va dall’Unione delle Donne Italiane (UDI) alle giornaliste Giulia, che danno visibilità ad una questione sociale dalle dimensione ignote (la stampa diventa uno strumento cruciale per denunciare tutto ciò che non fa lo Stato!). Al contempo già a settembre scorso i casi di femminicidio sono ben 6. Andando a ritroso la lista purtroppo è lunga – volutamente nell’elenco mi sono fermata ai primi di giugno di quest’anno – tenendo conto che alcune delle vicende riportate risalgono a date di qualche anno fa, rigonfi faldoni legali in procinto di concludersi o ancora causa di rabbia e mancata giustizia.
Questa carrellata di informazioni e di notizie, che percuotono tutto il Paese senza eccezione di latitudine e longitudine, porta in primo piano – senza sminuirlo ma nemmeno accentuarlo – il greve atto della violenza di genere, il femminicidio, che è anche il tema proposto dal regista Giuseppe Piva nella serie NERO, una noir-dark comedy prodotta dall’Agata Film. La fiction sarà trasmessa, da giovedì prossimo, nella fascia serale, su TeleRomanatv, per sei settimane fino al 26 novembre e su Radio Opera d’Arte andranno in onda in esclusiva le interviste dei protagonisti del cast e della produzione.
Giuseppe, cortesemente, dopo questo infelice preliminare e prima di dirci perché la decisione di fare fiction e perché nasce “Nero”, ci fai un tuo selfie anagrafico professionale?
Classe 1977, ho impugnato la prima telecamera a 14 anni ed è stato mio padre a trasmettermi la passione per il cinema. I primi cortometraggi risalgono al 1999, anche se tecnicamente modesti posso dire che avevano sempre alle spalle delle buone idee. Qualche anno più tardi ho avuto la fortuna di frequentare la scuola di cinema di Marco Bellocchio che, seppur breve, è stata un’esperienza molto intensa che mi ha dato la possibilità di vivere e lavorare accanto a professionisti del settore e soprattutto di poter vedere all’opera uno dei più grandi maestri del cinema italiano.
Cosa ti ha dato di più, a livello di crescita umana e professionale il fare questa esperienza con Marco Bellocchio?
Una cosa che racconto sempre – appresa solo guardando atteggiamenti e movimenti di Bellocchio – è constatare come mi è stato utile e quanto ho imparato da quel suo modo di parlare agli attori o alla troupe.
Che cosa è successo dopo…
Dopo questa esperienza ho iniziato a lavorare prima come montatore e poi come regista e coordinatore dell’area tecnica in una televisione del nord Italia con la quale tuttora collaboro.
Giuseppe, ma quando hai conosciuto Giusuè Cremonesi? Che cosa ti ha permesso di fare questo incontro?
Nel 2012. L’incontro con lo sceneggiatore Giosuè Cremonesi mi ha permesso di concretizzare alcune idee che avevo scritto. Da questa prima collaborazione è nato il cortometraggio Men Rapist che ad oggi vanta circa 130.000 visualizzazioni sul web. Negli anni seguenti abbiamo realizzato videoclip, spot pubblicitari e format televisivi.
Arriviamo ai giorni nostri…
Si, arriviamo al 2014, quando ho vinto il primo Premio al Concorso Nazionale Canon con il cortometraggio Es e al 2015 quando sono usciti i primi 6 episodi della serie Nero, ideata da me e Cremonesi, e in qualche modo ispirata al nostro primo cortometraggio Men Rapist che già affrontava in modo molto diretto il tema della violenza sulle donne.
Momento fatidico: com’è nato Nero?
Nero è nato, anche e soprattutto, grazie alla volontà e alla passione dell’editore Enrica Prati, tragicamente scomparsa da poco più di un mese. Una persona eccezionale e competente che ha sempre creduto in me e nella visione di questo progetto.
Fine 1° Parte
Maria Anna Chimenti