Non c’è oggi prodotto tecnologico che venga lanciato sul mercato privo dell’aggettivo “smart”. Tutto ciò che ci circonda è smart: il telefono, il contatore elettrico, la casa, il palazzo, la rete, la città e persino i rifiuti.
Si parla molto dell’Internet delle cose o, più propriamente, Internet degli oggetti o IoT dall’acronimo inglese Internet of Things. Un neologismo riferito all’estensione di Internet al mondo degli oggetti.
L’Internet delle cose è vista come una possibile evoluzione dell’uso di Internet. Gli oggetti comunicano dati su se stessi e accedono alle informazioni che sono in Rete, ma fra non molto tempo potremmo arrivare a parlare anche di Internet delle persone.
Ognuno di noi potrebbe essere “connesso” attraverso un microchip. L’idea proposta dalla startup Chaotic Moon mira ad evolvere il concetto di dispositivo indossabile. Sono, infatti, allo studio microchip simili a tatuaggi in grado di misurare tutti i parametri vitali di una persona.
Questi “tatuaggi biometrici”, realizzati con un microcontrollore ATtiny85 e un inchiostro conduttivo, permetteranno di monitorare la temperatura corporea e rilevare lo stress sulla base di sudorazione, frequenza cardiaca e livello di idratazione, inviare i dati via Bluetooth al cellulare, alla compagnia di assicurazione o al medico. Non solo un uso medico, ma si pensa già ad un utilizzo in ambito militare.
Nel giro di una decina d’anni, probabilmente, i neonati riceveranno il loro microchip poche ore dopo la nascita e questo permetterà ai genitori e ai medici di essere aggiornati in tempo reale sui valori del bambino.
Una vera rivoluzione tecnologica, dicono gli esperti, ma l’idea è inquietante.