Al Teatro “Quirino”, sino al 29 novembre, una grande Lina Sastri, dallo straordinario fascino mediterraneo, è Gna’ Pina, la donna – sessualmente vorace, e dall’aura stregonesca – che seduce irresistibilmente Nanni ( un credibile Giuseppe Zeno), fidanzato ( e poi sposo) di sua figlia Maricchia (Clelia Piscitello). Intorno, le scene e i costumi di Francoise Raybaud, e le coreografie di Giovanna Velardi, con un sapiente alternarsi di luci, ricreano perfettamente l’atmosfera panica e desolata delle campagne siciliane: dove, come nella Spagna di Goya o nelle “pampas” sudamericane, quasi t’aspetti di veder spuntare, da un momento all’altro, demoni tentatori favoriti dal “sonno della ragione”.
Il testo è “La lupa“: adattamento teatrale ( di Micaela Miano, portato in scena dalla compagnia Moliere-ABC Produzioni”) della celebre novella di Verga, pubblicata nel 1890 dall’editore Treves all’interno della raccolta di racconti “Vita dei campi” ( insieme ad altri piccoli capolavori dello scrittore, come “Rosso malpelo” e “Cavalleria rusticana“), e andata per la prima volta in scena a Torino nel 1896. Stretto tra affetto per la moglie e malsana passione per la suocera, Nanni non riesce a liberarsi dal vortice, sino alla tragica conclusione ( l’uccisone della “Lupa”).Intorno, il villaggio natio: dove una schiera di interpreti, in gran parte giovani, ricrea l”ossessivo “coro greco” dei compaesani, perlopiu’ “cafoni” “presiloniani” che ogni giorno lottano per la sopravvivenza. Prefigurando, poi, quei “Vinti” che saran gli eroi – perdenti, ma non sconfitti – della celebre pentalogia progettata da Verga, e di cui, purtroppo, egli riuscirà a realizzare solo “I Malavoglia” e “Mastro don Gesualdo“.
Un grande spettacolo, per la regìa di Guglielmo Ferro; con musiche di Massimiliano Pace, e arrangiamenti del mitico Franco Battiato .
di Fabrizio Federici