Liberare la Street-art dal concetto di teppismo e degrado per collegarla a quello di riqualificazione urbana: è questa la motivazione che sta alla base del Progetto M.U.ro, nato dall’idea dell’artista Diavù, al secolo David Vecchiato. La sigla sta per Museo di Urban art di Roma e si sviluppa a partire dal 2010, nel quartiere Quadraro, parte sud della città.
Discesona del Quadraro. Viene chiamata così, dagli abitanti della zona, la parte della Tuscolana che immette nel quartiere da cui prende il nome. Proseguendo dritto ci si troverebbe nell’arteria principale che attraversa tutto il rione, con negozi e case da entrambi i lati. Se però un ipotetico viaggiatore decidesse di lasciar perdere lo shopping per qualche momento, potrebbe addentrarsi nella parte più interna, svoltando a sinistra, in via dei Lentuli, non appena arrivato al fondo della “discesona” nominata poc’anzi. In tal caso si troverebbe di fronte ad un vero e proprio museo a cielo aperto, con opere di arte contemporanea su ogni muro disponibile, ad avvolgerlo come per una sorta di benvenuto. Gli autori sono alcuni dei più influenti ed importanti writers del mondo, che hanno deciso di aderire all’iniziativa, nata per rendere più colorato e vivibile il quartiere e che, nascendo dal basso, si è sviluppata in stretta collaborazione fra gli artisti e i cittadini. Come ha affermato Ron English, uno degli street-artist che hanno partecipato al progetto, «La Street Art cerca sempre di integrarsi nei quartieri, quindi credo ci sia un gran rispetto per il quartiere stesso. Anche il processo di creazione del pezzo è diverso dal graffito perché non è una cosa che viene fatta di notte in fretta e furia. Di solito sei sul posto per due, tre giorni, quindi a contatto con le persone, e puoi vedere se reagiscono nel modo giusto, ed eventualmente fare delle modifiche. Modifiche secondo il loro gusto, perché tu te ne vai ma la tua opera resta lì. Diventa parte della loro vita e non più della tua».
Nelle parole dell’artista di Dallas è concentrata tutta l’essenza del progetto, ovvero creare un’area in cui arte e vita quotidiana possano fondersi sinergicamente, in perfetta armonia l’una con l’altra. In tutto questo hanno un ruolo fondamentale gli abitanti del quartiere, che partecipano attivamente alla creazione delle opere le quali, una volta terminate, andranno a rendere meno grigio l’ambiente con cui ogni giorno si relazionano. M.U.ro però, non è solamente questo, ma molto di più. Infatti il percorso tramite il quale è possibile ammirare le opere di street-art comprese nel progetto, è stato studiato appositamente per fare in modo che il visitatore possa trovarsi immerso anche nella storia della città, dato che monumenti come il Mausoleo di S. Elena, il Parco delle tombe latine, gli acquedotti Felice, Claudio ed Alessandrino si trovano nei pressi delle opere di arte contemporanea fissate sui muri. Si ha, in questo modo, una perfetta armonia fra l’arte del passato e quella del presente, che si sfiorano, si completano l’una con l’altra restando ognuna al proprio posto, ognuna con una bellezza propria che non può essere intaccata da nulla.
Il progetto M.U.ro, come si è detto, nasce e si sviluppa inizialmente al Quadraro, è lì che ha il suo epicentro, ma l’obiettivo dei curatori è quello di raggiungere un’area sempre più estesa della città, toccare ogni sua diramazione. L’ultima realizzazione in ordine di tempo ha come sede il lido di Ostia, un omaggio al regista e scrittore romano Pier Paolo Pasolini proprio nel luogo in cui fu ucciso in circostanze mai del tutto chiarite. In questa sede sta prendendo vita “Hostia”, l’opera dell’artista veneto Nicola Verlato.
Con visite guidate, mappe apposite realizzate dagli stessi autori del progetto ed anche con un documentario realizzato con il patrocinio di Sky Arte, si può dire che M.U.ro si stia ritagliando uno spazio importantissimo nell’economia della vita cittadina e tutto questo ha di certo contribuito all’incoronazione di Roma come capitale europea della street-art da parte del New York Times.
Andrea Ardone