In scena al Teatro Le Sedie di Roma il lavoro inedito “La scelta del tempo”; scritto e diretto da Daniela Giordano, da un’idea di Guido Giordano. Lo spettacolo ha per protagonista la stessa autrice insieme a Laura Mazzi, e con il Chorus Familiae, diretto da Emanuele Levi Mortera, e composto da Silvia Castorina, Donatella Giordano, Guido Giordano, Gabriele Scognamiglio, Veronica Scognamiglio, Anna Giordano. In programmazione dal 28 al 31 gennaio 2016.
La guerra si aborre, la guerra si condanna, la guerra ci fa paura, eppure non la si evita. Di fronte alle immani catastrofi che ogni conflitto reca con sé, giuriamo sempre “mai più!”, eppure c’è sempre la volta dopo. Non siamo noi a decidere, ci diciamo, sono le circostanze. Ma sarà vero? Davvero non abbiamo nessuna parte nella decisione? A cent’anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, passando per una Seconda Guerra Mondiale, la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, la guerra del Vietnam, dei Balcani, dell’Afganistan, dell’Iraq, della Siria, gli attacchi a Parigi, e gli innumerevoli altri conflitti, guardando il nostro presente e il nostro passato. Siamo davvero sicuri che in noi non ci sia neanche in piccola parte un germe di guerra? Ma soprattutto, la Pace, cos’è? E se ognuno di noi, individualmente, scegliesse di non rispondere all’appello, di gettare via il fucile, di creare anche quando sembra impossibile occasioni di dialogo che tengano conto di un destino più alto, quello dell’umanità, nel quale ognuno di noi è compreso? Un atto privato, lontano dagli onori della cronaca, una somma di azioni quotidiane, di scelte personali mai facili quando siamo oppressi dalle circostanze.
La scelta del tempo è uno spettacolo costruito in quadri sulla guerra dove la guerra non c’è, ci sono i momenti prima, i momenti dopo, madri, spose, figlie, che offrono un punto di vista diverso. Esiste un punto di vista differente, che possa essere necessario a un cambio di atteggiamento interiore? Forse, sì. La scelta del tempo è una famiglia di tre generazioni, che si mette a nudo in scena, con la sua tradizione intima di canti alpini, unita in un coro che segna quanto amara e banale sia la guerra. Tutte le guerre. La guerra è banale. La vita, no, è una cosa seria.
di Alberto Fuschi