Da quanto emerge da uno studio condotto dalla società Anovum, specializzata in indagini di mercato, un italiano su dieci ha un problema di udito che può andare da una lieve riduzione uditiva, a una vera e propria sordità.
Di questo si è discusso recentemente a Roma nell’ambito del convegno organizzato dall’azienda Widex che ha visto la partecipazione di numerosi professionisti del settore che hanno fatto il punto sulle terapie contro l’indebolimento dell’apparato uditivo.
E’ emerso che sebbene questo problema sia associato all’invecchiamento, il fenomeno è in crescita soprattutto tra i giovani. L’ipoacusia, cioè l’indebolimento dell’apparato uditivo, infatti nel 37% dei casi riguarda persone con più di 74 anni di età, ma pare aumentata anche nei giovani.
Nel 2015 i casi registrati nella fascia di età compresa fra i 15 e i 24 anni rappresentano il 4,5% del totale mentre solo qualche anno prima, nel 2012, rappresentavano il 3%.
«Tra le cause di sordità occorre annoverare l’ambiente rumoroso in cui viviamo – ha spiegato il professor Aldo Messina, direttore Audiologia del Policlinico di Palermo – così come l’abuso di alcol, farmaci e fumo o la presenza di colesterolo alto, trigliceridi e diabete».
«Spesso – ha spiegato l’esperto – si ritiene che la sordità sia un fenomeno fisiologico ma non è sempre così. Anzi, può essere un campanello di allarme per altre patologie e potrebbe aiutare il medico ad anticipare la diagnosi preventiva di malattie più importanti».
«Tra gli anziani con problemi di udito, cinque su dieci rischiano la depressione e l’emarginazione, oltre a problemi cognitivi – ha proseguito Messina – perché vengono spesso isolati e gli si rivolge più raramente la parola. In questo modo perdono anche di autorevolezza agli occhi degli altri familiari. Quindi le conseguenze frequenti sono nevrosi e depressioni».
«Per questo – conclude – affrontare i problemi uditivi subito, anche se lievi, permette di migliorare la qualità della vita».
Ma gli Italiani pare siano poco attenti alla prevenzione e alla cura dell’ipoacusia e degli altri disturbi dell’udito. Infatti solo il 25% di chi ne avrebbe bisogno utilizza un apparecchio acustico che gli permette di compensare il deficit e recuperare abitudini di vita “normali”.
Studi recenti hanno messo in luce il collegamento tra la difficoltà di ascolto e il cattivo sviluppo del sistema nervoso centrale, con conseguente aumento di rischio di demenza e Alzheimer.
Ma sentire poco influisce anche e soprattutto sulla vita sociale e relazionale, determinando conseguenze neuropsicologiche e psichiatriche.
Per chi soffre di problemi di udito, semplici attività della vita di tutti i giorni, possono rivelarsi infatti molto faticose e spossanti. Per annullare o ridurre notevolmente la fatica mentale nell’ascolto, sarebbe molto utile utilizzare apparecchi acustici.
Secondo lo studio, il 96% di chi li possiede ritiene siano utili per la professione e necessari se si vuol andare avanti con la carriera. Nonostante ciò « in genere si impiegano almeno due o tre anni per arrivare alla consapevolezza di averne bisogno e ben 7 prima di decidere di acquistarne uno – commenta – per la paura di essere criticati, il rifiuto del problema, la vergogna e ovviamente, la difficoltà nell’accettare il naturale processo d’invecchiamento……».
Daniela Gabriele