Un debutto da non perdere al Teatro Lo Spazio. Gianni De Feo approda dal 9 al 13 marzo 2016 con il suo nuovo raffinato spettacolo
“Canzoni in forma di nuvole” Cento storie per Sergio Endrigo. Alcune tra le canzoni più belle di Sergio Endrigo (e non solo) costituiscono il robusto filo conduttore dello spettacolo che vede intrecciarsi tante piccole storie, frammenti di racconti immersi in atmosfere apparentemente contrastanti tra di loro eppure fluenti in un’unica onda emotiva. Scritto da Ennio Speranza, diretto e interpretato da Gianni De Feo con al pianoforte Giovanni Monti, che cura anche gli arrangiamenti e le musiche originali, le scene e i costumi di Roberto Rinaldi, “Canzoni in forma di nuvole” traccia un percorso tra le storie leggere, oniriche, ironiche, tenere, trasversali, fluttuanti come sogni impalpabili, come nuvole passeggere che disegnano nel blu forme monocromatiche ma stravaganti al tempo stesso. Storie raccontate da un uomo qualunque, un personaggio quotidiano, comune e forse per questo “speciale”. Un uomo che attende, ciclicamente ad ogni risveglio. Attende qualcosa. E nell’attesa emergono le canzoni.
“Canzoni d’amore, di sguardi, di promesse e tradimenti – afferma Gianni De Feo – canzoni di addii e di ritorni. Canzoni notturne, canzoni di viaggi e canzoni sopra le nuvole. Rivivono così le canzoni di Sergio Endrigo, quelle che
hanno segnato il periodo più florido della musica leggera d’autore. Le canzoni di un poeta intenso che nella sua lunga attività di cantautore ha avuto collaborazioni significative con altri grandi personaggi del panorama musicale e culturale internazionale, come Vinicius de Moraes, Rafael Alberti, Gianni Rodari”.
“Endrigo ha saputo attingere, tra l’altro, – prosegue Gianni de Feo – alla tradizione dei cantautori francesi e alle loro radici, senza mai tradire il suo stile: quella cifra poetica che rende tutti gli artisti unici e riconoscibili nell’infinita costellazione stellare. Ed è per questo che nel caleidoscopio musicale di queste Canzoni in forma di nuvole, in un crescente girotondo, irrompe quasi bruscamente il ritmo di un valzer senza tempo, come a voler interrompere un sogno e proiettarci nell’atmosfera di una Parigi funambolesca dove ancora si sente vibrare la voce di Jacques Brel”.
di Martina Mugnaini