G.M.: Evangelista, Lei è il coordinatore della lista Marchini nel III municipio come possiamo uscire dallo stato di crisi in cui versa la città e il municipio?
R.E.: prima di tutto dobbiamo dire sinceramente che la situazione di degrado è tale che non saranno sufficienti i prossimi cinque anni per cambiare volto alla nostra città.
Quello che si può fare è cominciare un percorso.
Un percorso di cambiamento sia dei soggetti protagonisti della nostra città sia dei comportamenti.
Non mi riferisco solo alla classe politica, mi riferisco anche alla classe imprenditoriale e burocratica.
Quello a cui abbiamo assistito e assistiamo è il risultato di una convergenza di comportamenti di una pluralità di soggetti.
Alla classe politica spetta il compito di aprire il percorso, dare l’esempio.
G.M.: concretamente cosa bisogna fare?
R.E: non mi sembra di dire una cosa particolare se pongo in primo luogo la questione della legalità, anzi, della illegalità.
Non può esserci gestione della cosa pubblica se i processi non superano l’esame di legalità.
Pensiamo ad esempio al problema di tante giovani coppie che non trovano un alloggio e contemporaneamente assistiamo all’indecente comportamento tenuto dal Comune di Roma nella gestione del patrimonio immobiliare.
Nel nostro municipio, ad esempio, abbiamo assistito nel silenzio alla chiusura dello sportello dell’Ambulatorio Antiusura.
Naturalmente chi ha governato avrà avuto le sue ragioni, tuttavia mi sembra che non sia stato un edificante segno di interesse sull’argomento.
Sarebbe opportuno intraprendere la via dei patti di integrità sul modello riportato da https://www.transparency.it/?s=patti
Altrettanto importante è il controllo del territorio, non di rado assistiamo a zone dove, di fatto, lo stato si è ritirato lasciando soli i cittadini.
G.M.: certamente la questione è pressante ed in definitiva condizionante ma c’è anche un problema di rapporti con la pubblica amministrazione che il cittadino sente molto.
R.E.: esatto.
La seconda questione riguarda il fatto che il cittadino si sente solo ogni volta che ha un problema.
Dobbiamo incrementare le occasioni di incontro e confronto.
Naturalmente incontro e confronto fruttuoso, non sbandierare l’idea di una democrazia paternalistica in cui i rappresentanti delle istituzioni si limitano ad ascoltare come “atto dovuto”, come “lavoro d’ufficio”.
Ecco perché insistiamo e prendiamo l’impegno di sviluppare le consulte cittadine.
Ci sono moltissime energie espresse ed inespresse nei comitati di quartiere che se organizzate darebbero un contributo decisivo alla buona gestione del municipio.
Non di rado ci sono comitati di quartiere disposti a gestire spazi pubblici, a costo zero per l’amministrazione, è una questione sulla quale non mancheremo di essere presenti.
Anche il baratto amministrativo è una strada da seguire.
Se un cittadino non può pagare tributi, può prestare azioni lavorative ne trarrebbe vantaggio tutta la comunità.
G.M.: queste non sono azioni che il municipio può effettuare.
R.E.: il municipio non è una realtà fuori dal mondo, collaborando con il comune si possono innescare moltissimi processi.
Il municipio dovrebbe sviluppare una continua azione stimolante nei confronti degli organi del Comune.
Mi lasci però sottolineare che i nostri sforzi sarebbero vani se non affrontassimo in maniera decisa il problema dell’ornato cittadino e del trasporto pubblico locale.
Questi sono due punti essenziali che qualificano il livello di qualità della vita.
Dovremmo fare della pulizia del territorio una ossessione collettiva.
E’ una questione che riguarda i singoli cittadini ma anche l’opera di vigilanza delle forze dell’ordine.
G.M.: perché la Lista Marchini?
R.E.: a Roma, i partiti hanno fallito.
Hanno fallito nella selezione della classe dirigente.
Una classe dirigente debole, spesso consociativa, da una parte non ha saputo essere argine al malaffare, dall’altra ha perso l’idea di costruire una prospettiva di sviluppo per la città; dove ha gestito, ha gestito veramente male.
Credo allora sia interesse di tutti che i partiti facciano un passo indietro ed abbiano il tempo di rigenerarsi.
Finché questo processo non si compie dobbiamo trovare altri luoghi, altre energie da mobilitare.
Una lista civica mi sembra lo spazio più ragionevole.
Naturalmente non sono cieco da non vedere che esistono anche altri movimenti con prospettiva nazionale, che vogliono portare avanti un discorso di rinnovamento, mi sembra però che siano caratterizzati da grande confusione programmatica ed ho il sospetto che vogliano usare Roma come trampolino per il governo nazionale.
Cosa, quest’ultima, legittima ma penso che Roma abbia bisogno di qualcuno che affronti le emergenze e non di qualcuno che pensi alle emergenze con lo sguardo rivolto altrove.
Spesso la protesta ha il difetto che vuole cambiare tutto e poi nei fatti non cambia nulla o peggio ancora assume i difetti del mondo che voleva cambiare.
A noi interessa fare qualcosa per Roma e a me per il nostro municipio.
G.M.