Radionomy non permette più la creazione di nuove radio localizzate in Italia e a quelle create già da tempo è stata disabilitata la pagina e il player, inoltre le web radio italiane sono state rimosse dall’elenco delle 57mila radio che utilizzano la piattaforma che lo scorso dicembre è stata acquistata dalla francese Vivendi.
Fondata nel 2008, Radionomy ha sviluppato una piattaforma digitale che permette alle web radio di trasmettere i loro programmi e monetizzare la loro audience.
Questa azienda di origine belga possiede anche il lettore audio Winamp, la tecnologia streaming Shoutcast e controlla TargetSpot, la piattaforma di pubblicità audio digitale presente negli Stati Uniti e in Francia.
Nella giornata di venerdì, gli editori italiani che si sono visti rimuovere le proprie stazioni radio, hanno prima pensato ad un pesce d’aprile e poi hanno chiesto assistenza nel forum di Radionomy senza però ricevere alcuna risposta. Nel tardo pomeriggio un moderatore del forum ha scritto che il problema è generato dalla SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori). Sembra che Radionomy abbia ricevuto pressioni per rimuovere tutte le radio italiane e che le disabiliterà del tutto se a breve non arriverà ad un accordo con la SIAE. Di fatto però nessuna delle radio disabilitate ha ricevuto comunicazioni ufficiali da parte di Radionomy.
Radionomy in questi anni ha stipulato accordi internazionali con le società di gestione dei diritti d’autore. In particolare, ha siglato un accordo con la società francese SCPP (Société civile des producteurs phonographiques) alla quale paga i diritti per le sue web radio che sono localizzate in 41 stati, incluso il Regno Unito.
Agli editori italiani, incalzati dalla SIAE, Radionomy ha sempre risposto che non devono pagare nulla in quanto i diritti sono tutti a carico di Radionomy.
La questione dei diritti è molto complicata. Internet per sua natura è extraterritoriale. Non ha senso parlare di radio italiana o straniera, se non in funzione della nazionalità dell’editore. Inoltre, a differenza delle radio FM, le web radio possono essere ascoltate in ogni angolo del pianeta grazie alla disponibilità di una connessione Internet.
Bisogna anche dire che molte web radio sono amatoriali e quindi non hanno alcun introito oltre ad essere spesso ascoltate solo da alcune decine di utenti contemporanei.
La SIAE versa in profondo dissesto a causa dell’elevato costo del personale, del fondo pensioni e del suo patrimonio immobiliare. È da anni in perdita. 27 milioni di euro nel solo 2013 e 26 nel 2014. Il bilancio SIAE riporta debiti per oltre 900 milioni di euro che non ha distribuito ai detentori dei diritti come da suo oggetto sociale.
SIAE gode storicamente di un monopolio garantito per legge e nonostante questo è in passivo a causa dell’inefficienza rispetto agli equivalenti enti di paesi esteri che non prevedono un simile monopolio, come il Regno Unito. La conservazione del regime di esclusiva in capo alla SIAE impedisce la creazione in Italia di soluzioni più efficienti di tutela e gestione dei diritti d’autore e dei diritti connessi.
Un simile monopolio, tra gli stati membri dell’Unione Europea, trova un analogo solo nella Repubblica Ceca.
Il Parlamento Europeo ha definitivamente legiferato in materia di concorrenza per quanto concerne la gestione del diritto d’autore nella UE. La Direttiva prevede che ci possano essere più enti per la tutela dei diritti d’autore e che ogni autore possa decidere di aderire ad uno o più enti.
Come si relazionerà SIAE con concorrenti nazionali ed esteri ora che ce lo chiede l’Europa?
di Fabio Galli