Giovedì 7 aprile ha preso il via la XIX edizione di Romics, festival dedicato al mondo del fumetto e più in generale all’intrattenimento geek, che dalla prima edizione, svoltasi nel 2001, si è andato ad affermarsi sempre più nel panorama di settore nostrano. Ad oggi questo è uno dei più importanti appuntamenti che hanno luogo in Italia dedicati al fumetto, considerando il numero di visitatori e la caratura degli ospiti coinvolti negli eventi.
Come di consueto la kermesse si svolge nella cornice della Nuova fiera di Roma, fra cinque dei padiglioni che compongono il polo fieristico, ognuno con una sua specificità.
Senza dubbio per chi non è interessato a presenziare agli eventi che coinvolgono autori ed editori vari, la giornata perfetta per godere della manifestazione è proprio il giovedì, che tradizionalmente è quella con la più bassa affluenza di visitatori rispetto alle tre seguenti. Il giorno di inizio della fiera si respira un’aria particolare, come se si trattasse di una prova generale dell’evento più che dell’evento vero e proprio, perchè le conferenze più importanti, gli appuntamenti con gli editori, e le personalità più affermate, si concentrano nelle giornate che vanno dal venerdì alla domenica, per ovvie ragioni logistiche. Il giovedì, quindi, si ha la possibilità di usufruire degli ampi spazi messi a disposizione dei visitatori, senza doversi barcamenare tra file troppo lunghe, sacrificando però in questo modo la possibilità di farsi fare uno sketch o un autografo dal proprio disegnatore preferito.
Romics nasce come una manifestazione dedicata al mondo del fumetto ma, anno dopo anno, le sue diramazioni sono aumentate sempre più, andando a toccare ogni angolo di quello che oggi viene comunemente definito “intrattenimento nerd”, che comprende anche videogiochi, giochi da tavolo, film di genere, e tutto quel settore dell’entertainment che coinvolge sempre più persone, anche per le dimensioni che sta assumendo grazie ad internet ed alla cinematografia dedicata.
Il grande ospite di quest’anno (anzi, forse sarebbe meglio dire “di quest’edizione”, dato che dal 2013 Romics si è diviso in due appuntamenti annuali, uno ad aprile, appunto, ed il secondo ad ottobre) è senza dubbio Go Nagai, al
secolo Kiyoshi Nagai, forse il più importante scrittore di fumetti e cartoni animati giapponesi. A lui si deve la creazione di Devilman (uno dei manga maggiormente riconosciuti a livello mondiale), nonchè l’ideazione e lo sviluppo di tutto quel filone di anime e manga con protagonisti robot, da Mazinga a Goldrake. In suo onore è stata allestita una mostra (un po’ povera in realtà) dedicata alla sua arte, con collezioni private, stampe, vecchi VHS, tutto con incentrato sui robot che hanno fatto la sua fortuna dagli anni ’70 in poi. Accolto come una vera e propria celebrità da decine e decine di fan, si è mostrato molto disponibile a rispondere alle domande più stravaganti, coadiuvato, in maniera non sempre impeccabile, dai due traduttori al suo fianco. Nella giornata di domani Nagai riceverà anche un premio alla carriera, direttamente da altri due grandi ospiti di questa fiera, Claudio Santamaria e Gabriele Mainetti, rispettivamente protagonista e regista di uno dei migliori film italiani degli ultimi tempi, ovvero quel Lo chiamavano Jeeg Robot che, già dal titolo, è un omaggio al lavoro di uno dei mangaka più importanti di tutti i tempi.
Ma, come abbiamo scritto in precedenza, ormai Romics non è più una manifestazione dedicata unicamente al mondo
del fumetto, ma all’arte in generale. Difatti, un altro appuntamento che ha riscosso grande successo è stato quello dedicato alla street art, diretto da David Vecchiato, direttore artistico, fra le altre cose, del progetto M.U.ro, che punta alla riqualificazione delle zone urbane tramite, appunto, l’arte di strada. L’incontro era incentrato sulla discussione dell’importanza che va assumendo sempre più il disegno nello spazio urbano, completandolo e rendendolo più vivibile dalla comunità. Se si parla di arte in Italia, poi, non può essere lasciata da parte quella che è, per certi versi, una delle (tantissime) forme artistiche per cui siamo conosciuti all’estero: il cibo. A Romics c’è spazio anche per questo. Girando fra le centinaia di stand che ospitano fumetti, giochi, dvd, nuove tecnologie come i dispositivi per la realtà aumentata, ci si imbatte in una moltitudine di banchetti dedicati all’arte culinaria, italiana ed estera. Si va dagli arancini alla pizza, passando per il sushi ed il sakè, data la curiosità che anche prodotti del genere suscitano nei visitatori di una kermesse come questa.
Così fra arte pittorica (fumettistica e non), cucina nostrana ed esotica, intrattenimento ludico di ogni genere, personaggi stravaganti, ci si gode la fiera che l’anno scorso ha raggiunto la cifra record di duecentomila visitatori, e che quest’anno punta a fare ancora meglio. Un’occasione per esplorare nuove culture e per rafforzare le proprie conoscenze di genere, per esprimere le proprie passioni e confrontarsi con coloro che le condividono, ma anche una vetrina per gli autori che, partiti da zero, cercano di ritagliarsi un proprio spazio in questo campo, quello del fumetto, che ogni anno fa sempre più proseliti in tutto il paese.
Andrea Ardone