“I Musei sono soprattutto case della memoria, luoghi della memoria civile ((in campo artistico, storico, politico-sociale, scientifico, ecc…) d’una collettività. Per questo, quando chiude un Museo ( o, peggio, viene distrutto per fanatismo ideologico di vario colore), è sempre una notizia triste per la collettività; perchè è la perdita d’una parte importante della sua memoria” .
Così, nella sala convegni del singolare “Vigamus” ( “Videogame Museum” ) di Roma, al quartiere Prati, Alessandro Moriccioni, giornalista, documentarista e divulgatore scientifico, ha aperto la presentazione del suo “Behind the Museum“. Un saggio (Espera ed., 2016, pp. 375, €. 24,00) che rappresenta sia una storia sintetica dei principali Musei del mondo che una guida ai mille segreti dell’arte museale (chi fa quotidianamente funzionare un museo, dal direttore al restauratore e al piu’ umile dei custodi, come digitalizzare i reperti con le piu’ moderne tecniche informatiche, ecc…).
Storicamente il primo Museo nasce ad Alessandria d’Egitto, nel IV sec. a. C., per iniziativa del farone ellenistico Tolomeo I: che fa edificare appunto un “Mousaion”, cioè un luogo sacro al culto delle Muse ( divinità protettrici delle arti e delle scienze), e dove lavoreranno i principali eruditi, letterati e scienziati del tempo, dal matematico Euclide all’astronomo Eratostene, e ai poeti Callimaco e Teocrito. In età romana, nascono le “Camere del tesoro”, collezioni dai temi piu’ diversi, ospitate nelle case di facoltosi privati e costituenti uno “status symbol” della loro agiatezza. Nel Medioevo, nascono invece i “Tesori” di varie abbazie e cattedrali: raccolte quasi esclusivamente di opere d’arte a tema religioso e reliquie di santi che, in molti casi, son state alle base dei successivi Musei ” di Opere del Duomo” (celebre, ad esempio, quello di Parma). Ma è nell’età moderna che inizia a nascere il Museo inteso appunto modernamente: cioè luogo di raccolta di collezioni varie (reperti archeologici, opere d’arte, testimonianze e documenti storici, strumenti scientifici, ecc… ) che trasmettino ai visitatori parti importanti della memoria d’una determinata collettività (cittadina, ecclesiale, culturale, sociale, e sinanche nazionale). Ecco nascere allora, in tutta Europa, musei d’ogni genere: ma soprattutto, per iniziativa dei vari sovrani assoluti, i primi di rilievo nazionale ( intesi anche come monumento perenne alla grandezza dei fondatori), dagli Uffizi di Firenze (1581) a quello creato da Papa Sisto IV in Campidoglio ( 1471, antesignano dei Musei Capitolini), sino ai mitici Louvre (1681 il primo nucleo, voluto dal cardinale Mazzarino), British Museum (1759), Ermitage e Prado ( 1840 e 1869). Il XX secolo, poi, vede la revisione – sul piano sia didattico-organizzativo che architettonico-ambientale – del concetto di Museo: che diviene definitivamente un polo di ricerca scientifica ( con possibilità di consultare i suoi archivi e biblioteche), il piu’ possibile aperto alla collettività, e in stretto rasporto col territorio circostante. E’ questa, anche l’ epoca che vede purtroppo, nei regimi totalitari, la strumentalizzazione dei Musei ( almeno di quelli a tema storico-politico): ridotti ( dall’ URSS staliniana alla Germania nazista, all’ Italia fascista, alla Cuba castrista) a mere esposizioni dei presunti trionfi del regime.
Non mancano, in questo agile quanto avvincente saggio di Moriccioni, capitoli dedicati allo sviluppo dei rapporti museo-collettività: grazie all’introduzione, nei Musei, degli strumenti interattivi, e al loro ingresso in rete, dai siti Internet agli stessi socianetwork ( tra i primi esempi, che chi scrive vide, a suo tempo ,svilupparsi giorno per giorno, il “laboratorio interattivo” aperto ai ragazzi, negli ultimi anni del Novecento, alla Galleria Borghese di Roma). E interviste ai piu’ preparati operatori ed esperti del settore, dal direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, al “leggendario” Vittorio Sgarbi.
di Fabrizio Federici