Un altro appuntamento dedicato all’arte emergente per il Micro di Porta Mazzini, dove venerdi 3 giugno 2016 sarà inaugurata a partire dalle 18,30, la mostra di uno dei giovani artisti più promettenti, selezionati da Paola Valori, nell’ambito della fotografia concettuale.
L’esposizione si inserisce in un ciclo di mostre che il MICRO dedica da sempre alla valorizzazione di nuovi talenti.
“I giovani e le nuove promesse” – spiega Paola Valori – “rappresentano una grande ricchezza per la galleria, e ci aprono uno sguardo su un mondo contemporaneo in continuo fermento.”
Filippo Tommaso Ranalli, studente del corso di fotografia allo IED di Torino, propone con la serie “Mancanze” la relazione uomo-oggetto attraverso una significativa rassegna fotografica, dove le nuove tecnologie e la creatività si contaminano reciprocamente. Quello proposto da Ranalli è un tema molto attuale, ma il giovane artista ne offre qui una visione personalissima, da un’angolazione del tutto peculiare. Il suo percorso porta il visitatore a trovarsi faccia a faccia con i vizi ed i problemi di una società odierna che tende, troppo spesso, a deificare gli oggetti inanimati, riuscendo perfettamente nel suo intento.
Tema di interessante riflessione e frutto di un attento lavoro semiotico, l’autore ci conduce in un microcosmo da esplorare, ispirato dai testi letterari, narrativi e poetici dei grandi del passato, da Dante a Voltaire, da Goethe a Calvino. Le citazioni, i rimandi ad una cultura alta sono molteplici, e non si può fare altro che inchinarsi di fronte all’enorme lavoro svolto dall’artista, alla sua visione del mondo e delle cose che ha riversato nelle sue opere.
Un viaggio intimo e misterioso che indaga nei bisogni dell’uomo, tra l’oggetto del desiderio – simbolo che spesso rimanda alla manifestazione di una mancanza- e la commistione tra inconscio e razionale, significati che racchiudono in sé l’intera poetica del progetto di Ranalli, dove l’immagine gioca un ruolo primario. La mostra resterà visitabile fino al 10 giugno 2016 negli orari di galleria.
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Andrea Ardone