Due nuovi studi presentati al 52°congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), appena concluso a Chicago, confermano che la nuova biopsia digitale, completamente made in Italy è efficace nell’ isolare una ad una tutte le cellule tumorali o gruppi di cellule in un campione isolato da pazienti con tumori della prostata, del pancreas del polmone e del seno.
Questa nuova tecnologia si chiama DEPArray ed è stata messa a punto da due giovani ricercatori italiani Gianni Medoro e Nicolò Manaresi che anni fa, da semplici studenti di ingegneria, avevano avuto l’idea di unire l’elettronica alla biologia.
Il sistema utilizza la forza della dielettroforesi per “intrappolare” in maniera molto precisa e accurata ogni cellula in sospensione. In particolare lo strumento isola le diverse cellule malate una a una, come se fossero pixel, anche da un campione molto piccolo, le manovra in modo da non danneggiarle e poi le traccia singolarmente con una sofisticata analisi del Dna.
Grazie a questa procedura è più facile osservare le relazioni tra le caratteristiche molecolari di un tumore e la risposta alle terapie esistenti e di conseguenza individuare il farmaco più efficace.
L’analisi molecolare di cellule singole realizzabile con DEPArray, inoltre, apre la strada a molte possibili applicazioni, dalla medicina forense alla diagnosi prenatale. I risultati dell’impiego della metodologia sono stati pubblicati su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.
«Nato per la valutazione di cellule maligne rare presenti in campioni ematici liquidi, ora può essere impiegato anche per tessuti e tumori solidi – ha spiegato Gianni Medoro – e i dati presentati a Chicago dimostrano che il metodo è applicabile a biopsie e aghi aspirati di tumori fra i più diffusi, riuscendo a leggere le cellule tumorali una ad una nelle loro caratteristiche genetiche, passaggio necessario per la scelta di una terapia personalizzata ».
«Grazie alla nostra tecnica possiamo disgregare la biopsia fino ad avere una sospensione di cellule libere che vengono passate nel sistema DEPArray per essere digitalizzate – ha precisato Nicolò Manaresi – In pratica, ciascuna cellula diventa un “pixel” che può essere seguito e valutato, con una precisione di analisi estrema che consente di eliminare il “rumore di fondo” inevitabilmente presente quando le cellule tumorali sono poche o non tutte esprimono le stesse mutazioni».
«Lo strumento che consente di fare tutto questo – spiegano i due scienziati – ha più o meno le dimensioni di un frigo americano, ma il suo cuore è un microchip con centinaia di migliaia di elettrodi ciascuno delle dimensioni di cellule umane».
Medoro ha sottolineato come il sistema DEPArray abbia già dato ottimi risultati sui tumori solidi come quelli al seno, ai polmoni, al colon e per il melanoma, ambiti nei quali si sono avuti diversi sviluppi clinici interessanti. Daniela Gabriele