Sono iniziate oggi a Roma le riprese di It’s Fine Anyway, video della canzone che dà il titolo al nuovo album da solista di Pivio, destinato a diventare un film entro il 2017. Un’impresa inedita che vede il musicista genovese – autore, con Aldo De Scalzi, di
tante colonne sonore di successo, da Il Bagno Turco a Song’e Napule – impegnato a capovolgere le regole del gioco. Non più dal film le musiche, ma dalle musiche il film. L’autore firmerà anche la regia, insieme a Marcello Saurino. Al centro della storia di questo primo ‘capitolo’, una riflessione originale e inconsueta sulla violenza. Protagonista l’attrice italo-giapponese Jun Ichikawa, che i più attenti conosceranno per i suoi lavori passati tra cui citiamo La terza madre di Dario Argento per il cinema, R.I.S – Delitti imperfetti per la tv e Freaks, distribuito sul web.
L’album da cui sarà tratto il film è composto da 12 brani, 9 canzoni in inglese e 3 pezzi strumentali, completamente scritti ed eseguiti dal musicista genovese, con il contributo, in 6 brani, di Andrea Maddalone alle chitarre elettriche, del jazzista Gianpiero Lo Bello al flicorno e tromba in Tomorrow I Died e di un settetto d’archi in The Fourth Letter. I testi di I’m Not Going
Anywhere e When You Appear Behind the Famous Actor sono firmati da Pivio e Marco Odino. Si tratta di un’opera fortemente segnata da atmosfere dark, in bilico tra sperimentazione elettronica e ritmiche tribali, caratterizzata da un uso molto personale della parola e della voce. Non è solo un omaggio alla new-wave anni ’80 che ha visto gli esordi dell’autore, ma un’appassionata riflessione sulla distanza che ci separa da quegli anni e sul carattere fondativo di quell’esperienza. Non è un caso che l’unica cover presente sia Party Of The Mind (1982), brano di punta del gruppo post-punk The sound. David Silvyan, Joy Division e il David Bowie della trilogia di Berlino sono fra gli autori che ispirano le sonorità del disco, con citazioni esplicite, dal sapore quasi paleo-tecnologico, come la ricostruzione del suono esatto dell’ormai leggendario birotron, il campionatore a nastro inventato da Dave Biro e Rick Wakeman negli anni ’70.
Andrea Ardone