Dacca, Baghdad, Baton Rouge, Saint Paul, Dallas, Nizza, Avignone, Istanbul, Ankara e la Baviera da Treuchtlingen a Würzburg: non sono proposte di mete turistiche, esotiche e moderne, per idilli o villeggiature last minut. L’elenco vanta la svilente nomea di catena di impensati scempi estivi e di eroi cattivi, gli eroi del nulla, di vittime silenti e di coraggiosi. Non sono le località italiane di Corato e Andria testimoni di fatalità. Sono città teatro di stragi, scontri a fuoco razziali, golpe ed altre follie che hanno imbrattato luglio di rosso e di lacrime. La famiglia umana è in preda al disordine, alla fast radicalizzazione, alla dittatura, alla confusione, alla paura: troppi lutti da elaborare e sempre più in minor tempo. Com’è possibile un simile caos storico e un tale coinvolgimento di attori? Quando riusciremo ad ascoltarci e a capirci a vicenda?
Ogni volta che l’uomo si è incontrato con l’altro, ha sempre avuto davanti a sé tre possibilità di scelta: fargli guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo(…) la benevolenza nei loro confronti è l’unico atteggiamento capace di far vibrare la corda dell’umanità., si legge ne “L’altro”(Ten Inny, trad. it., L’altro, di V.Verdiani, Feltrinelli, Milano maggio 2007, 1°ediz., p.67; p.76), testamento spirituale di Ryszard Kapuściński (l’altro, tema conferenze tenutesi in più occasioni dal reporter).
Se, a qualcuno del mondo contemporaneo, per comprendere e perdonare, bastano tre righe, si limiti a quelle tre righe. Gli altri troveranno ragione nella tesi del processo di decolonizzazione e indipendenza, con difficoltà, drammi e guerre, della maggior parte della popolazione mondiale. Di converso, per i rimanenti, si farà avanti il coerente dubbio: i limiti per vivere, quali sono?
Nel contempo, ecco la pecca: che fine hanno fatto Dialogo ed Intesa? L’uomo è un’esistenza che parla (filosofo E. Lévinas, ivi, p.59). Si scende la china annichilente, nasce l’insostenibile bisogno di risposte e certezze. Proprio come accade oggi, dai primi giorni del mese fino all’incostante data di questo funesto anno bisestile, Santo e della Misericordia, con genere umano sbigottito e cuore in gola per escalation di decessi. Limate le liste, il nodo del pettine è nei nomi diversi dagli stessi sentimenti, per funerali in casa propria e morti in casa altrui.
Periodi difficili. Cambiamento. Moralismo e retorica non sufficienti a sanare il bubbone: le persone muoiono davvero, piangono affetti, s’incavolano di santa ragione. Governi, Chiesa e Islamici? I Capi di Stato promuovono sicurezza, partecipano al dolore dei familiari all’esequie e accolgono le salme dei connazionali dall’estero; il Papa nelle omelie e nelle suppliche ricorda e fa pregare per defunti, feriti e parenti, chiedendo al Signore di convertire il cuore dei violenti accecati dall’odio; le Comunità Musulmane si uniscono e sfilano per dire no al terrorismo e all’ISIS.
La gente comune? Si riflette in un indovinato accordo. Freddo, piogge e maltempo sfrattano aria calda e vacanza. Dolore psichico e conflitto mentale correlano squilibrio interno ed esterno. Dalla paura si passa alla prudenza. Della paura si fa risorsa per vivere.
La solidarietà è barriera protettiva al dolore delle perdite ingiustificabili. Si è uomini vulnerabili, fragili in un’epoca di così lontani e così vicini; nella disgrazia e nel mal comune è un’ammissione di colpa sentirsi mondo reale, è redimersi abbracciare il prossimo altro per essere normalità, recuperare cammino perso, avviarsi speranzosi al domani, guardare la vita con occhi diversi: il viaggio ricomincia insieme al netto di diversità di nazionalità, cultura, sesso, religione e via scrivendo. All’ombra di questo secolo e alla luce della verità sofferta siamo l’altro, tutti chiamati alla sfida da vincere: nel piatto c’è la sorte di essere uomo. Pronti “ad ascoltarci e a capirci a vicenda?”.
Maria Anna Chimenti