La contessa rossa, terzo libro del brillante Niky Marcelli, ci delizia con un’avventura, oserei dire, “alla Dan Brown”, ricca di mistero e segreti del passato riportati improvvisamente alla luce. Protagonista è la giovane contessa Sara Varzi di Casteldelbosco, nipote di un’omonima eroina di guerra i cui resti sono stati ritrovati solo di recente. La sua morte è legata alla Spada di Odino, una misteriosa arma messa a punto dai nazisti, rimasta sepolta per decenni sotto il suolo italiano e che potrebbe costituire ancora un pericolo mortale. La Contessa Rossa, spinta dalla curiosità e dallo spirito di avventura ereditato dall’eroica nonna, si metterà in viaggio per svelare il mistero e, forse, allontanare un potenziale pericolo dalla sua amata patria.
L’autore ci guida attraverso fiumi di suspense e rivelazioni. Attraverseremo insieme ai protagonisti (e anche gli antagonisti) varie splendide località italiane, dalla solitaria San Candido a Firenze, fino a Cesenatico, tutte arricchite con minuziose descrizioni di luoghi e centri d’interesse. Descrizioni che non impediscono al lettore di restare incollato a queste pagine fino alla fine, per scoprire la degna conclusione di una storia avvincente.
Come nasce “La contessa rossa”?
Tutto nasce da un “chiodo”, che, in questo caso, non è l’oggetto metallico con cui si attaccano i quadri alla parete, bensì un giubbotto di pelle di colore rosso. L’ho visto in una vetrina e ho pensato quanto sarebbe stato bene addosso alla mia amica Sara, che è la persona che mi ha, appunto ispirato il personaggio. A quel punto è scattato un giochino intellettuale: oltre al chiodo cosa le metto addosso? Un po’ come le bamboline di carta di una volta (Sara mi perdoni!). Poi l’ho immaginata a bordo di una Morgan rossa, con il chiodo, i mezzi guanti e la cuffia di pelle, sempre rossi, come una lady driver d’antan. Era nata la Contessa Rossa. Il personaggio mi piaceva e ho provato costruirgli attorno un romanzo.
Cosa ti ha spinto a rievocare il periodo dell’occupazione nazista – periodo di cui l’Italia non può andarne affatto fiera – tra queste pagine?
Da qualche parte dovevo pur cominciare! A parte gli scherzi, l’avventura in cui vengono coinvolte le ragazze è una caccia al tesoro per scoprire cosa contiene una misteriosa borsa, trovata in montagna accanto alle ossa della Contessa Rossa, una comandante partigiana, nonna di Sara. Mi piaceva questa figura di ebrea, sposata con un nobile, che imbraccia il fucile e si dà alla lotta armata con due ottimi motivi: liberare l’Italia dal nazifascismo e combattere chi cerca di sterminare il suo popolo. Per lei mi sono ispirato in parte a mia nonna, che andava alla stazione a spiombare i carri merci dei nazisti per liberare i prigionieri, e in parte ad una cara amica di famiglia ora anche lei scomparsa: Lu Leone. Nelle foto che la storia ci ha tramandato, è quella ragazza alta e mora che il 25 aprile entra a Milano con il fucile spianato, insieme ad altre due partigiane. I giornali la ripubblicano spesso. Nella Contessa-nonna c’è molto di lei.
C’è un personaggio dell’opera a cui ti senti particolarmente legato?
Amo tutti i miei personaggi, sono tutti miei figli. Ma se dovessi scegliere, direi senz’altro Sara e Care, le due protagoniste. Ispirate (come anche Gianni il maitre) a due persone realmente esistenti e amiche carissime, alle quali sono legato da un affetto profondissimo anche nella realtà.
Cosa bolle in pentola per il futuro?
Sto cercando di scrivere la seconda avventura della Contessa Rossa e della sua amica Care, che spero sia avvincente come la precedente. A parte questo, sto continuando la promozione de “La Contessa Rossa”, di cui uscirà a breve la seconda ristampa, e del mio libro precedente: “L’Ultimo Swing”, arrivato alla quarta edizione.
La Contessa Rossa è, in conclusione, una storia appassionante capace di rispecchiare luoghi e valori della nostra terra. Ottima per gli appassionati del genere.
Niky Marcelli, in La contessa Rossa, 4 stelle su 5, al seguente link dell’autore: http://www.nikymarcelli.com/
Si ringrazia per la collaborazione Matteo Pratticò.