Mercoledì 26 ottobre, ore 19.11: torna a tremare anche Roma. Nel cuore della città, da una periferia all’altra, fermi davanti ai semafori o passando per siti archeologici, musei e monumenti, i cittadini e i turisti presenti nella Capitale, improvvisamente – quasi attirati da un segnale convenuto – si spargono lesti per le strade, nei cortili, nelle piazze, nei parchi e nei giardini. Fa caldo ma, tutti, indossano lo stesso vestito: panico. Dai negozi, dai ristoranti, dai bar, dai palazzi delle istituzioni, dagli alberghi e dalle case paura e sorpresa sincroni, scaricano fuori , su marciapiedi e asfalto, fluido timore cosciente. Qua e là, esonda l’espressione sicura, animata e soffusa: è il terremoto!
La terra torna ad ondeggiare. Gli edifici tornano ad oscillare. Lo spavento si risveglia. L’uomo è fatto istinto su due piedi, allertato da memore esperienza non si lascia cogliere in fallo e predilige la via della fuga quale opzione certa di salvezza. Partecipanti non attivi all’accaduto solo in pochi, fra questi anche chi, a quell’ora, si trova nei tunnel della metropolitana, all’interno dei treni o delle stazioni. Orario di punta. Servizio e utenza non sfuggono all’ansia. I vagoni sono usurpati all’unisono da voci preoccupate, video, messaggi, post e tweet per i passeggeri, tanto da soffocare lo spazio, e far precipitare verso l’esterno, alle fermate, i più sgomenti, mentre gli altri, consapevolmente, preferiscono metabolizzare l’avviso di pericolo e proseguire, nel buio delle gallerie, per giungere a destinazione, a casa, ai cari. E’ tutto finito. Il movimento tellurico si è spento. Le prime notizie che giungono sono approssimative: l’epicentro del sisma è in Valnerina, nelle Marche. La scossa di magnitudo 5.4 della scala Richter è stata avvertita in tutto il Centro Italia.
Ovunque scorrono immagini e suoni del triste evento. Un pensiero univoco corre alle persone dei luoghi colpiti. Inizia il tam tam per garantire prime aree di assistenza e sostegno, mentre le telecamere squarciano le tenebre per raccontare il nuovo dramma in atto. E’ il momento dell’organizzazione e dei soccorsi. Prime stime riportano solo danni alle cose. Non ci sono vittime. Ci sono sfollati. Si attendono le repliche del sisma e si spera che siano scosse di assestamento: lo sciame prosegue. In qualche zona inizia a piovere. La gente terremotata si appresta a trascorrere la notte all’addiaccio.
Mercoledì 26 ottobre, ore 21.18: anche Roma trema ancora. Un altro terremoto! Epicentro nella zona di Castelsantangelo sul Nera. La magnitudo del sisma è di 5.9 della scala Richter. La scossa è stata avvertita dalla Puglia fino al Trentino Alto Adige.
Sono trascorse solo due ore dalla forte scossa che, eccone un’altra, più intensa e duratura. La gente è a casa. Qualcuno ha appena finito di cenare, altri si apprestano a farlo, mentre si ascolta la tv che manda in onda la breaking news del giorno. Lo zoom è su sedie che ballano, gambe che tremano e divani che si muovono. Ma non è una scena trasmessa in televisione. Che sta succedendo? Batticuore. A prescindere dal fatto che si abiti, da soli o in compagnia, in un piano terra o al settimo piano di un qualsiasi quartiere di Roma – mentre si cerca di ricordare ed adottare le misure di sicurezza divulgate dalla Protezione Civile e dalla Croce Rossa Italiana – ecco emergere nitidi scricchiolii, un paio di lacrime nervose e strane imprecazioni che lievitano, insieme agli sguardi, dritti al centro del soffitto: il lampadario dondola in mezzo alla stanza, in barba alla forza di gravità, e non la smette più di fermarsi. Terrore. Detto ciò, eccentricamente, per alcuni, tanta, e inconsueta, è l’angoscia, che c’è anche il tempo di pensare Appena terminano gli effetti di questa bizzarra sbronza, appena tutto si rimette a posto, si esce di casa per trascorrere la notte all’aperto. C’è poi chi, in modo piuttosto inusitato, ha anche il tempo di chiedersi Ma come fa quel giornalista, in giacca e cravatta, alla scrivania, dietro lo schermo, oppure quello nelle zona rossa, al freddo, sotto la pioggia e con i crolli dietro le spalle, a rimanere impassibile e non abbandonare postazione e telecronaca?. La scossa si è esaurita. La paura no, almeno non ancora. Le telefonate questa volta non sono solo per parenti ed amici, ma anche per i vigili del fuoco: sono richiesti interventi – oltre cento – e verifiche statiche, soprattutto per cornicioni caduti e crepe interne nei tramezzi di edifici, da quasi tutti gli angoli di Roma.
Ci sarà un’altra scossa alle 23:42, di magnitudo 4.6 della Scala Richter. Nulla se confrontata alle precedenti, e che non turberà il sonno ai romani che sono riusciti ad andare a dormire. Loro non sentiranno nemmeno il temporale che si abbatterà sulla città.
Nel frattempo nei luoghi colpiti, epicentro del sisma, sotto il diluvio, si provvederà a ripristinare il servizio di fornitura elettrica mancato per un black-out in concomitanza al terremoto, a sopperire ai grandissimi disagi per il maltempo e la viabilità, alla messa in sicurezza delle zone e alla tutela degli sfollati in auto o per strada.
A fine giornata, il resoconto sarà di una prima scossa alle 19.11, magnitudo 5.4 scala Richter, con epicentro localizzato in provincia di Macerata, a Castelsantangelo sul Nera sui Monti Sibillini, vicino all’Umbria (ipocentro a solo Km. 9 di profondità) e di una seconda scossa molto più forte, magnitudo 5,9 scala Richter, registrata alle ore 21.18 nella zona del primo evento sismico tra Marche e Umbria, epicentro tra Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita e Preci. Due terremoti, due eventi eccezionali. I sismologi continuano a lavorare per studiare la struttura delle faglie coinvolte e fornire informazioni utili agli addetti, ai soccorritori e agli operatori, civili e militari, in campo. Provando a rappresentare sinteticamente, le conseguenze delle scosse telluriche, in numeri, le cifre sono riguardevoli. In base alla prima rilevazione del Centro operativo regionale, girata al Dicomac di Rieti, sono 20 i comuni delle Marche, in provincia di Macerata, interessati dal nuovo sisma (seconda scossa di magnitudo 5.9): Visso, Ussita, Pievetorina, Acquacanina, Montecavallo, Fiastra, Pievebovigliana, Caldarola, Camerino, Muccia, Serrapetrona, Cingoli, Matelica, San Severino Marche, Tolentino, Caldarola, Fiuminata, Castel Sant’Angelo sul Nera, Sefro e Pioraco. La conta dei danni si aggiorna di ora in ora. Oltre 4.000 gli sfollati nei comuni delle Marche colpiti – e le verifiche stanno proseguendo. Sono 980 i vigili del fuoco che prestano servizio nelle aree disastrate. Circa 360 le repliche dell’evento tellurico nella zona tra Perugia e Macerata. Il Consiglio dei ministri, oggi, ha stanziato 40 milioni ed ha esteso lo stato di emergenza. La notizia del terremoto è riportata da tutte le prime pagine dei giornali, argomento di primo piano nei palinsesti televisivi e su networking social media. (Redazione ANSA – Speciali)
Maria Anna Chimenti